L’ingegnere bresciano che vive nei Paesi Bassi: «Migliori condizioni»

Filippo è un trentenne bresciano laureato in ingegneria gestionale al Politecnico di Milano. Dopo le prime esperienze lavorative in due aziende lombarde, è maturata la scelta di trasferirsi nei Paesi Bassi. Da tre anni è impiegato presso un’importante multinazionale del settore chimico.
Il trattamento
«La mia scelta non è dipesa tanto dall’aspetto economico, quanto piuttosto dal trattamento che ricevevo in Italia – confessa –. Fin dall’inizio l’orario di lavoro in ufficio era di nove o dieci ore al giorno, a cui venivano poi progressivamente sommate le incombenze di altri colleghi che lasciavano. Parlando poi con alcuni conoscenti che lavoravano in altre aziende, è emerso che questa è una situazione abbastanza diffusa».
Da qui è maturata la scelta di trasferirsi all’estero: «Ho vissuto i limiti della mentalità manageriale italiana, da cui è difficile uscire. Questo è anche il principale motivo per cui non sarei disposto a tornare a lavorare in Italia molto facilmente».
Condizioni migliori
Questa situazione è stata ampiamente documentata nel rapporto di Fondazione Nord Est, pubblicato lo scorso anno: l’87% dei giovani espatriati valuta positivamente l’esperienza lavorativa all’estero e indica nell’impossibilità di trovare condizioni di lavoro di pari livello come una delle principali cause per le quali si preferisce non rientrare in Italia. Di contro, tra le principali ragioni indicate per il rimpatrio, troviamo: la volontà di ricongiungersi con la famiglia, soprattutto tra gli espatriati appartenenti a fasce d’età più mature, e la nostalgia per il proprio luogo d’origine.
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