Cronaca

Incidenti in piscina, gli esperti: «Adulti il problema, manca attenzione»

Fulvio Ferrara (Istituto Superiore di Sanità): «C’è bisogno di una rivoluzione culturale»
Incidenti in piscina, le manovre di rianimazione
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«C’è bisogno di una rivoluzione culturale». Non è una frase ad effetto quella che Fulvio Ferrara dell’Istituto Superiore di Sanità pronuncia nel Tg Preview di Teletutto per argomentare i dati del rapporto sugli annegamenti e gli incidenti nelle acque di balneazione. In Italia ogni anno muoiono in media 330 persone e il 12% ha meno di 19 anni, secondo un rapporto dello stesso Iss. Ma più di metà degli annegamenti nelle piscine riguarda i bambini fino a 12 anni.

Lo studio

Il caso del piccolo Michael, morto a quattro anni dopo essere caduto in acqua a Castrezzato, è solo l’ultimo in Italia in ordine di tempo e riaccende i riflettori sulla necessità di fare sensibilizzazione e di fare prevenzione tra i più giovani e tra i genitori. Perché – confermano gli esperti – una delle cause più comuni di annegamento infantile è la mancata o inadeguata supervisione da parte degli adulti.

«Il problema riguarda la scarsa sorveglianza di chi è in prossimità o in acqua. E spesso gli incidenti avvengono in piscine domestiche o private dove non è presente un sistema di salvamento come i bagnini», spiega Ferrara. In uno studio riportato nel rapporto dell’Iss i genitori intervistati hanno ammesso, mentre sorvegliavano il loro bambino vicino all’acqua, di aver parlato con altri (38%), di dover sorvegliare un altro bambino o di essere occupati a leggere (18%), di mangiare (17%) o di parlare al telefono (11%).

Tra i genitori di bambini tra 0 e 12 anni quasi la metà (48%) credeva erroneamente che avrebbero sentito rumori e schizzi o piangere il loro bambino, se si fosse trovato in difficoltà in acqua. Ma a colpire sono altri due dati: il 56% dei genitori credeva che un bagnino, se presente, fosse la persona principale responsabile della supervisione del proprio bambino e il 32% ha riferito di lasciare il proprio figlio completamente incustodito in una piscina per due minuti o più.

Il punto

Tg Preview - Puntata del 23/06/2025

«Un tempo potenzialmente irreversibile per salvare un bambino – aggiunge su Teletutto Francesca Caldarale, medico del Pronto Soccorso pediatrico all’ospedale dei bambini di Brescia –. Quando dei bambini arrivano in ospedale dopo incidenti simili le probabilità sono molto basse per annegamento o traumi importanti, ma anche per quelli più lievi come il trauma cranico gli interventi sono possibili a fronte di rischi di esposizione a tumori celebrali». E poco conta se rispetto a cinquant’anni fa i numeri degli annegamenti sono drasticamente calati.

«Fino agli Settanta la mortalità nelle acque era decisamente maggiore, successivamente è diminuita soprattutto per l’aumento delle capacità natatorie dei giovani – conclude Ferrara –. Ma comunque aumentano i rischi perché ci sono molte più piscine e ci sono sul suolo italiano molti più cittadini stranieri che hanno difficoltà a nuotare in mare o nei laghi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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