Il legittimo desiderio di soddisfare le nostre aspirazioni

Nella giornata dedicate alle donne la riflessione su quanto spesso siano costrette a fare una scelta a dispetto del desiderio di essere più libere
Il compromesso fa parte della vita di ognuno, è però innegabilmente un po’ di più presente nella vita delle donne
Il compromesso fa parte della vita di ognuno, è però innegabilmente un po’ di più presente nella vita delle donne
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C’è il grande tema del lavoro, di cui parliamo la settimana dell’8 marzo. C’è quello della violenza, fisica e psicologica, su cui torniamo a ogni femminicidio per poi mettere tutto insieme il 25 novembre. C’è poi il capitolo maternità, che indaghiamo per la festa della mamma.

È ormai retorico anche solo dire che attorno alla donna c’è troppa retorica. Perché se è vero, e lo è, che è fondamentale non tralasciare nemmeno un momento di riflessione, tornare ogni anno sugli stessi argomenti per capire a che punto siamo non è sufficiente. A ogni «giornata della» serve fare un passo in più, bisogna capire come. La questione è sfaccettata, interessa il modo di esprimersi, la famiglia, le modalità di lavoro; ma soprattutto ha a che fare con le aspirazioni delle donne e con la speranza di vedersi ridurre le circostanze in cui sono costrette a fare una scelta: diventare madre o no, lasciare il lavoro o no, vestirsi in un certo modo o no.

Il compromesso fa parte della vita di ognuno, è però innegabilmente un po’ di più presente e con un peso specifico un po’ più alto nella vita delle donne.

E allora dopo aver fatto il punto sullo status quo, sarebbe utile iniziare a capire come liberarle perché possano soddisfare le loro ambizioni. È una rivoluzione culturale in atto da tempo, che necessariamente porta con sé qualche strappo, estremizzazione e forzatura, e che può compiersi solo se è collettiva. Coinvolgendo sì gli uomini, ma anche le donne stesse, spesso pronte a sfoderare giudizi sulle scelte compiute dalle altre minando così il cammino.

Se da un lato gli strumenti sono importanti (pensiamo al Codice rosso, ai vari bonus governativi, al welfare), senza un cambio di prospettiva che metta al centro la persona ancor prima che la donna non si raggiungerà l’obiettivo. Che non è tanto questione di parità di genere, ma di libertà di scelta senza il fardello di doversi continuamente giustificare con chicchessia. A cominciare da noi stesse.

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