Ha una radice bresciana il movimento «La scuola per la Palestina»

Già 20mila firme di docenti e personale: «Fermate il genocidio, stop alla vendita di armi a Israele»
Una manifestazione a favore della Palestina libera - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Una manifestazione a favore della Palestina libera - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«Per gli studenti italiani la scuola è iniziata, per i loro coetanei palestinesi non sarà così. Non possiamo continuare a tacere, non siamo complici di questo genocidio». Si chiama «La scuola per la Palestina» ed è il primo movimento che – da quando l’escalation nella Striscia ha paralizzato una fetta di Medio Oriente – unisce il mondo della scuola italiana per difendere le popolazioni palestinesi dall’aggressione di Israele.

Idea bresciana

È nato meno di un mese fa dal basso in maniera spontanea, tra passaparola e chat, ma oggi arriva a contare già 3.800 membri sparsi da Nord a Sud. E l’idea di un corpo unico proveniente dalle istituzioni scolastiche per far pressione sul governo è nata proprio a Brescia. «Ci chiedevamo come potessimo educare i nostri ragazzi quando i giovani in Palestina non solo non hanno diritto di andare a scuola ma vengono deliberatamente uccisi – spiega Emanuela De Rocco, una delle ideatrici del movimento –. Ad agosto l’appello è stato colto da tantissimi insegnanti e in poche settimane si è diffuso a macchia d’olio. È meraviglioso che sia nato un grande movimento dal basso che hanno voglia di riflettere, discutere e di condividere iniziative e mobilitazioni da poter fare in ogni parte d’Italia. Per far capire che la scuola c’è e dice fermate questo genocidio».

Richieste

È stata proprio la prima assemblea del 25 agosto ad approvare un documento che richiama all’attenzione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, gli uffici scolastici territoriali e i sindacati di categoria. Le richieste? Sono univoche. «Chiediamo che l’Italia cessi la vendita e l’invio di armi a Israele, oltre a qualsiasi forma di collaborazione militare. Cooperare significa essere complici», spiega Fernando Scarlata. Ma nel documento – firmato da circa 20mila lavoratori del mondo della scuola – si chiede anche di «assumere una posizione ferma sul genocidio, di sospendere ogni forma di cooperazione politica ed economica con Israele e di riconoscere la stato di Palestina». Istanze già avanzate da molte altre realtà associative, partitiche e sindacali ma mai dal mondo della scuola così compatto.

Potrebbe inoltre giocare un ruolo fondamentale il «peso sociale» del documento sottoscritto e sostenuto da migliaia di persone in soli 13 giorni. Il documento-manifesto – che sarà consegnato entro fine mese al Colle, a palazzo Chigi e a viale Trastevere – è stato già presentato in numerosi istituti scolastici di ogni ordine e grado (a partire da quelli bresciani), in alcuni casi anche messo ai voti e approvato dal collegio docenti. «In altri è stato però impedito di farlo. Molti dirigenti ci hanno detto che non si poteva parlare di politica nella scuola, ma quando è scoppiata la guerra in Ucraina è stato, giustamente, fatto. Noi abbiamo il dovere di costruire un’idea di pace nella scuola», conclude De Rocco.

I prossimi passi

«La scuola per la Palestina» intanto lavora alle prossime settimane. Mentre si invoca uno sciopero generale di categoria (in molti aderiranno anche a quello del 22 settembre prossimo), si pensa a come far sentire la voce della scuola italiana sulle questioni internazionali. «Organizzeremo un’iniziativa al mese, ma al minuto di silenzio preferiamo fare rumore per Gaza. Pensiamo che il mondo dell’educazione debba mobilitarsi per affermare con forza il proprio dissenso per opporsi al genocidio in atto. Oggi ci sentiamo indignati e impotenti di fronte a quanto sta accadendo in Palestina, con la complicità dell’Occidente». Intanto proseguono le mobilitazioni di solidarietà alle comunità palestinesi in fuga dalla propria terra in queste ore.

Domani (venerdì 19 settembre) andrà in scena una nuova giornata di mobilitazione nazionale, con uno sciopero di quattro ore a fine turno proclamato dalla Cgil in Lombardia. A Brescia il sit-in dalle ore 18 si terrà in largo Formentone, che già 48 ore fa è stato teatro di una partecipata manifestazione.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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