I detenuti di Canton Mombello protagonisti della web serie «11 giorni»

Paola Gregorio
I 33 episodi mostrano le condizioni di vita nel carcere in cui la percentuale di presenze ha superato tra il 2023 e il 2024 il 200%
Roberto Rossini e Luisa Ravegnani con il regista Nicola Zambelli e i rappresentanti di inPrimis - © www.giornaledibrescia.it
Roberto Rossini e Luisa Ravegnani con il regista Nicola Zambelli e i rappresentanti di inPrimis - © www.giornaledibrescia.it
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È uno sguardo profondo e autentico su chi vive la quotidianità dietro le sbarre. E sono stati proprio, loro i detenuti della casa Circondariale «Nerio Fischione» di Brescia, più nota come Canton Mombello, a scrivere una lettera alla Garante, Luisa Ravagnani, per chiedere di poter raccontare le condizioni di vita all’interno del carcere più affollato d’Italia.

Si chiama «11 giorni» ed è una web serie documentaristica di 33 episodi, con la regia di Nicola Zambelli che sarà online giovedì 11 aprile e per undici giorni sulla pagina Instagram @11.giorni: protagonisti appunto un gruppo di detenuti che mostrano le condizioni di vita nel carcere in cui la percentuale di presenze ha superato tra il 2023 e il 2024 il 200%.

Voce ai detenuti

È il primo documentario sul carcere in Italia, dice la Ravagnai «in cui l’unica voce è quella dei detenuti». Ma l’obiettivo è anche e soprattutto un altro, di natura educativa: rivolgersi ai giovani, farli riflettere su cosa significa finire in carcere e aiutarli a stare lontani da condotte delinquenziali. Sono stati fatti sedici incontri nelle scuole, coinvolgendo 400- 500 studenti.

Il cortometraggio, che riunisce in mezzora i 33 episodi, sarà proiettato, con un dibattito, al Cinema Nuovo Eden martedì 9 aprile, alle 21, ed è stato realizzato dall’associazione culturale inPrimis, Smk Factory e Associazione Carcere e Territorio in collaborazione con il Comune di Brescia e con il contributo di Cooperativa Bessimo e della psicologa Doriana Galderisi.

Il sovraffollamento

Roberto Rossini, presidente del Consiglio comunale ha esordito: «È un prodotto artistico che inevitabilmente porta con sè altre riflessioni. C’è una questione politica in corso sulla quale è importante accendere i riflettori, il nuovo carcere - nei mesi scorsi si è parlato dei fondi che sarebbero dovuti arrivare - inderogabile ormai visti i problemi di sovraffollamento».

Il documentario è stato girato tra maggio e luglio 2022: un minuto per 33 «puntate», tre episodi alla volta online su Instagram dall’11 aprile. Minuti che nel mondo quotidiano scorrono inverosimilmente simili ognuno all’altro, veloci e semplici. La web serie supera le barriere delle comuni percezioni e offre una prospettiva autentica sulle sfide del sistema carcerario italiano, afflitto da sovraffollamento e carenza di spazi.

Francesco Zambelli, presidente Associazione culturale inPrimis ha ricostruito la genesi, ricordando di essere stato contattato nel settembre 2022 dalla Ravagnani alla quale alcuni detenuti avevano espresso il desiderio di raccontare le condizioni di vita in carcere. Il regista Nicola Zambelli racconta del laboratorio e del percorso di scrittura fatto con i detenuti. «Questo documentario non è un atto d’accusa contro singole persone - chiarisce - . Alcuni appuntati che lavorano nel carcere ci hanno detto, quello che raccontate è la realtà».

I 33 episodi della serie conducono lo spettatore in un viaggio che va oltre Canton Mombello, offre una lente di ingrandimento sull’universo carcere, sulla cronica mancanza di spazi, l’aumento preoccupante dei suicidi ma soprattutto sul vissuto di chi vive dietro le sbarre. La Ravagnani spiega: «Nel frattempo chi ha realizzato questo video è uscito, sta vivendo il percorso delle misure alternative oppure è stato trasferito a Verziano. Questo è il primo documentario in cui si sente solo la voce dei detenuti. Di solito i documentari sul carcere hanno anche altre, voci, della direzione, degli agenti. È un documento unico e un atto di fiducia della direzione nei confronti dei detenuti. È un primo passo fondamentale per dare loro modo di esprimersi in maniera sincera. Un primo passaggio di un nuovo tipo di comunicare dal carcere verso l’esterno”.

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