Kiev ribatte sul raid alla dacia di Putin e Mosca minaccia una ritorsione

Il macigno lanciato da Mosca, con l'accusa a Kiev di aver attaccato la residenza di Vladimir Putin, continua ad agitare le acque del negoziato. I russi «non hanno ancora fornito prove plausibili» del raid, ha denunciato Volodymyr Zelensky con il sostegno dell'Eliseo, che ha parlato di «atto di sfida all'agenda della pace». Il Cremlino invece ha cavalcato l'onda, avvertendo che queste «azioni criminali» sono una pietra tombale sulle trattative. Mostrando di nuovo i muscoli con l'annuncio che i suoi missili Oreshnik, schierati con capacità nucleare in Bielorussia, «sono ora operativi».
Le reazioni
In questa turbolenza la diplomazia europea, che resta cauta sulle reali intenzioni della Casa Bianca, ha serrato ancora una volta le fila al fianco di Kiev: i leader, inclusa Giorgia Meloni, si sono consultati nuovamente tramite una call, preparando il terreno per una prossima riunione il 6 gennaio in Francia, nell'ambito della Coalizione dei Volenterosi. Il presunto blitz con 91 droni contro la villa di Putin a Valdai, che non ha provocato né feriti né danni, è stato liquidato da Kiev come una «bugia verificabile anche dai nostri partner con le loro tecnologie».

Ed effettivamente fonti dell'entourage di Emmanuel Macron hanno fatto sapere che non è emersa «nessuna prova concreta». Al contrario, il Cremlino ha tenuto il punto. Innanzitutto, ha promesso una rappresaglia («i nostri militari sanno come, con cosa e quando rispondere», le parole di Dmitry Peskov), e poi la postura negoziale della Russia si «irrigidirà». Per il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov «i negoziati per una soluzione affidabile e duratura alla crisi ucraina non potranno avere successo senza la fine di tutta questa politica criminale» da parte di Kiev.
Sul fronte diplomatico i leader europei si sono riuniti in videoconferenza per fare il punto della situazione, con un messaggio rivolto principalmente a Mosca: «Serve trasparenza e onestà da parte di tutti, inclusa la Russia», hanno sottolineato Donald Tusk e Friedrich Merz. Zelensky ha poi annunciato i prossimi passi: sabato in Ucraina si riuniranno i consiglieri della sicurezza nazionale dei Paesi alleati, mentre si sta «pianificando per il 6 gennaio in Francia» un incontro tra i capi di stato e di governo. L'obiettivo è fare passi avanti rispetto ai colloqui di domenica nell'ambito del vertice Trump-Zelensky a Mar-a-Lago.
Rustem Umerov has just reported on the arrangement that was reached with the national security advisers of the Coalition of the Willing countries to hold a meeting in the near future. We are planning it for January 3 in Ukraine. Shortly after that, discussions will take place at…
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) December 30, 2025
Gli ostacoli non mancano, come è emerso dalla trascrizione dei colloqui tra europei e Zelensky che è filtrata dallo Spiegel. Merz, ad esempio, avrebbe invitato il leader ucraino a non «andare troppo oltre» con le sue richieste. Per non spezzare il filo con la Casa Bianca, che appare più sensibile alle rivendicazioni russe. Sui territori non sembrano esserci passi avanti. Mosca insiste sul Donbass, ma Zelensky ha ribadito che «non possiamo semplicemente andarcene. È contro la legge e ci vivono 300.000 persone».

Quanto alle garanzie di sicurezza il leader ucraino ha confermato che gli Usa si sono impegnati per 15 anni (anche se Kiev vorrebbe fossero 30-50) ed ha fatto sapere che si è discusso anche della possibile presenza di truppe americane sul terreno. Anche se finora il tycoon ha sempre escluso questa opzione. In attesa di sviluppi, le forze di occupazione continuano a stringere la morsa, guardando minacciosamente anche all'Europa. Sul terreno, hanno conquistato altri villaggi nel Donetsk e Zaporizhzhia, mentre sul fronte nord gli ucraini hanno evacuato 14 insediamenti per i bombardamenti.
I droni
Diverse aree della regione di Mosca sono rimaste senza elettricità nella serata di ieri, in concomitanza con un attacco di droni di Kiev: lo indicano media russi, ripresi anche da fonti ucraine. La testata Meduza riferisce di blackout avvenuti nelle aree di Ramenskoye, Zhukovsky e Lytkarino, aggiungendo che non è chiaro quanti utenti di preciso siano rimasti senza corrente. The Moscow Times parla di almeno 120.000 persone interessate a Ramenskoye, mentre l'agenzia ucraina Ukrinform, citando video circolati su media russi, ha indicato su X che i disagi riguarderebbero circa 600.000 persone.
💥 У Московській області — блекаут. Вірогідно, через атаку БПЛА
— Ukrinform (@UKRINFORM) December 30, 2025
За даними російських ЗМІ, 600 000 росіян залишилися без світла.
📹 російські ЗМІ pic.twitter.com/q6KdPtXoI0
La compagnia elettrica Rosseti ha fatto sapere di essere al lavoro per ripristinare il servizio, «a seguito di uno spegnimento automatico in una sottostazione ad alta tensione». Il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass, ha reso noto che tra le 20 e le 23 ora di Mosca sono stati «intercettati e distrutti» 27 droni ucraini in volo su varie regione russe, tra cui quella della capitale e quelle di Kaluga, Belgorod, Kursk e Tula.
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