Gino Cecchettin: «Non provo odio per chi ha ucciso mia figlia Giulia»

Il padre della ragazza uccisa è stato ospite dell’Università di Brescia. «Ragazze, la gelosia non è amore. E il Governo mi segua sul corso sui sentimenti»
Gino Cecchettin all'UniBs - © www.giornaledibrescia.it
Gino Cecchettin all'UniBs - © www.giornaledibrescia.it
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Ma come fa? Se lo sono chiesti in tanti ieri mattina nell’aula magna gremita della facoltà di Medicina. Come fa un padre che ha perso la figlia, uccisa a 22 anni, a dire «non ho rabbia per chi me l’ha tolta»?

Eppure Gino Cecchettin è così. Non ha cambiato posizione davanti agli studenti delle scuole superiori nell’ambito di un progetto, voluto dall’Università Statale degli Studi di Brescia, sulla lotta a una delle piaghe sociali dei nostri tempi: il femminicidio. «Mi sento un fratello di chi come me ha vissuto questo dramma enorme» ha spiegato guardando altri due parenti di giovani uccise. Maurizio Piovanelli, il padre della 14enne Desirée uccisa a Leno nel 2002 quando aveva 14 anni, e Francesco Lonati, il fratello di Elena ammazzata a Brescia nell'estate del 2006.

Lei ha trasformato la perdita di Giulia in responsabilità. Cosa desidera che rimanga ai giovani e quali sono i valori di Giulia che vuole trasmettere?

Voglio far emergere quei sentimenti che Giulia custodiva tutti i giorni, a partire dall'altruismo. i piace pensare che ci possa essere un futuro migliore con dei rapporti interpersonali legati alla proattività e non alla prevaricazione. Noi come Fondazione vorremmo che il nostro messaggio arrivasse un po' a tutta la società.

Cosa ne pensa dello stop alla legge, a una norma che istituisca un insegnamento sul sesso affettivo nelle scuole?

Noi avevamo fatto un comunicato stampa che ci vedeva contrari a questa decisione, infatti noi vorremmo ci fosse un'ora di educazione all'affettività. Gli studenti lo chiedono, gli insegnanti lo chiedono, i dirigenti lo chiedono quindi cercheremo di portare avanti questo percorso. Partiremo con un progetto pilota in tre regioni con video sui sentimenti che diffondiamo attraverso mille insegnanti. Lancio l’appello al Ministero: si unisca a noi in questo lavoro.

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Gino Cecchettin a Brescia: il suo messaggio

Chi ha ucciso sua figlia ha rinunciato all'appello perché ha spiegato di meritare la condanna all’ergastolo inflitta. Cosa le viene in mente quando pensa a Filippo Turetta?

«Per quanto mi riguarda la storia giudiziale è fuori dalla mia vita e cerco di dedicarmi ad altre questioni. Non ho mai pensato più a Filippo che a Giulia. Dopo quanto accaduto dovevo trovare il modo per evitare lo tsunami di rabbia che rischiava di travolgermi e l’ho fatto un giorno guardando una foto di Giulia e ho iniziato a sorridere. Ho capito che un sentimento positivo é più forte di quelli negativi. Quindi ho tolto Filippo dalla mia vita pur avendolo visto e incontrato in aula. Certo, mi fa male pensare agli ultimi attimi di vita di mia figlia Giulia, ma non provo rabbia per Filippo perché so che quella rabbia mi porterebbe via altro.

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin

Proprio da quel dolore ha dato vita alla Fondazione in nome di Giulia?

Ovunque vado prendo l’accoglienza calorosa e la giro a Giulia perché é lei il motore di tutto questo. É partito tutto da un dolore che non è da persona umana e non è giusto che una persona provi così tanta sofferenza. “Noi non fermeremo la mattanza, ma devo fare qualcosa” mi sono detto già nella settimana in cui non si trovava Giulia. Il mio impegno è per tutte le Giulie d’Italia e anche se riusciremo a salvare una sola vita avremo fatto il nostro.

Dove trova tutta questa forza e questa positività?

Quando sono in treno leggo e ascolto la colonna sonora che piaceva a Giulia, guardo fuori dal finestrino e mi accorgo di avere il sorriso perché penso a lei. Mi sento fortunato per aver vissuto mia figlia anche se so che 22 anni sono pochi, ma mi focalizzo su quanto la vita mi ha dato e non per quanto mi ha tolto. Se rinunciassi a vivere sarebbe uno schiaffo morale per Giulia e per mia moglie che é morta un anno prima. E poi voglio vivere anche perché vorrei che Filippo Turetta che mi ha tolto Giulia non mi togliesse altri secondi di vita. La vita é sacra e dobbiamo viverla nonostante quanto ci capita.

  • Violenza di genere, Gino Cecchettin in UniBs
    Violenza di genere, Gino Cecchettin in UniBs - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
  • Violenza di genere, Gino Cecchettin in UniBs
    Violenza di genere, Gino Cecchettin in UniBs - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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    Violenza di genere, Gino Cecchettin in UniBs - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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    Violenza di genere, Gino Cecchettin in UniBs - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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    Violenza di genere, Gino Cecchettin in UniBs - Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Cosa si sente di dire ai giovani che vivono una relazione non sana?

Ho letto i 15 punti che aveva scritto Giulia sul suo diario e ho capito che erano la scusanti per aver lasciato Filippo perché lei in fondo si sentiva in colpa. L’erosione di una libertà propria é il filo conduttore di quei 15 motivi che l’avevano convinta a lasciarlo. Qualsiasi relazione che prevarica la libertà è una relazione violenta. Alle ragazze dico: Uscitene e se non riuscite da soli fatevi aiutare. La gelosia non é amore perché se si ama una persona si desidera per lei il meglio.

Oggi che società vede?

«C’è un atteggiamento prevaricatore figlio del patriarcato in cui siamo cresciuti e oggi avvertiamo la paura dell’uomo che teme di perdere l’egemonia. Dobbiamo leggere la società con degli occhi nuovi, identificando quegli stereotipi che ci danneggiano. La Fondazione nelò nome di Giulia vuole fare questo. Anche io sono cresciuto con il mito dell’uomo che non deve chiedere mai. Non sono riuscito a piangere quando ho avuto il primo lutto in famiglia perché ho sempre sentito che dovevo essere forte, che dovevo andare avanti. Quando è nata Elena, la mia prima figlia, ho sentito però qualcosa di diverso. Da quel momento ho cominciato a piangere anche per le cose più semplici. Avevo 28 anni e da lì ho iniziato a provare e manifestare sentimenti.

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