Giacomo Bozzoli «sotto choc e provato»: dove sarà interrogato

Dopo gli alberghi a Cannes e Valencia, il resort di lusso a Marbella e tre giorni trascorsi in una casa privata sempre nella cittadina del sud della Spagna, Giacomo Bozzoli è passato al secondo carcere in 24 ore. Il 39enne di Marcheno è stato infatti trasferito da Canton Mombello a Bollate.
Fuga finita
La sua prima e unica notte nel penitenziario più sovraffollato d’Italia giovedì l’aveva trascorsa sorvegliato a vista da un agente e in una cella singola. Non nello spazio solitamente utilizzato per i nuovi arrivati. «Continuava a chiedere di vedere il figlio e i parenti. Sotto choc, poco lucido e provato» assicura chi lo ha visto. Quasi non si fosse reso conto che il resto della vita la dovrà trascorrere lontano dalla libertà.
C’era il pericolo che potesse compiere atti autolesionistici per lo sconforto che ha espresso al suo ingresso a Canton Mombello e la Procura ha accolto la richiesta di trasferimento. Da ieri Bozzoli è a Bollate, dove lui aveva promesso di volersi costituire entro 48 ore dopo la condanna definitiva all’ergastolo del primo luglio. E dove invece non si era mai presentato, mettendo in scena un depistaggio per guadagnare tempo.
Solo la prossima settimana il procuratore aggiunto Nicola Serianni lo interrogherà per fare luce sui tanti aspetti ancora poco chiari della latitanza durata undici giorni e finita in un cassone del letto matrimoniale della sua villa a Soiano del lago. Tradito da un’intercettazione - da una telefonata alle 5.30 fatta a uno dei 14 numeri intercettati - e da una telecamera di casa volutamente oscurata per non farsi riprendere, ha cercato di nascondersi goffamente e i carabinieri lo hanno trovato e arrestato. Eseguendo così il decreto di carcerazione numero 961 del 2024, firmato nella stessa serata del primo luglio quando la Cassazione aveva confermato la condanna all’ergastolo.
Gli elementi di chiarire
Bozzoli potrebbe essere sentito senza la presenza dei suoi legali. Nell’ambito dell’inchiesta aperta contro ignoti per procurata inosservanza della pena, i magistrati sarebbero infatti intenzionati ad ascoltarlo in qualità di testimone. Tecnicismi che non cambiano la sostanza: l’uomo condannato per aver ucciso lo zio ha ancora tanto da dire sui giorni passati lontano dall’Italia. Ma anche sul motivo del suo ritorno a Soiano in un viaggio con auto a noleggio.
Può avere pensato realmente di vivere da latitante in casa sua in stile Matteo Messina Denaro? È un’ipotesi. Forse nella convinzione che nessuno sarebbe più tornato a cercarlo nella villa. «Ha sentito il bisogno di riallacciare i rapporti con il figlio» è il pensiero del procuratore capo Francesco Prete. Bozzoli non vedeva il bambino dal primo luglio quando aveva lasciato lui e la compagna per proseguire a Marbella la fuga in solitaria. «Con la donna non ci sono stati contatti nei giorni successivi» assicurano gli inquirenti.
Però Giacomo Bozzoli stava organizzando un incontro con il figlioletto e ha commesso l’errore di chiamare, senza per altro farsi rispondere, uno dei numeri intercettati. E poi ci sono i soldi. I cinquantamila euro in contanti, tutti in pezzi da 50, che aveva nel borsello sotto il letto in cui è stato trovato. «Erano quelli - ritiene chi indaga - rimasti dalla fuga dei giorni precedenti».
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