Ghedi, passi avanti per il restauro della chiesa parrocchiale

Il restauro dell’imponente facciata della parrocchiale si fa sempre più concreto, perché si sono materializzati due prerequisiti «sine qua non». Il primo è il permesso della Soprintendenza per verificare i danni causati dal tempo, certificati «a vista» da una pianta di fico cresciuta lassù sul cornicione.
Pianta di fico
Per fare l’opportuna verifica, propedeutica alla stesura del progetto e alla definizione dei costi, bisogna «arrampicarsi» per trenta e più metri. Non è un problema: una piattaforma aerea autocarrata è più che sufficiente. Piuttosto, per procedere serve l’ok della Soprintendenza, perché, essendo del XVII secolo, la chiesa è sottoposta a tutela. Chiesto la scorsa primavera dal parroco don Lucio Sala, il permesso è finalmente arrivato: questo significa che ora i tecnici possono fare i saggi stratigrafici per indagare il percorso evolutivo della facciata: natura e composizione della muratura, degli intonaci e delle dipinture.
Il secondo prerequisito è di natura economica. Anche se non è ancora tutto compiuto, perché la spesa sarà sicuramente superiore, Osvaldo Scalvenzi, presidente della Bcc dell’Agro Bresciano, ha comunicato che l’istituto di credito ha stanziato 15mila euro in favore della chiesa. «Diamo questo contributo – dice Scalvenzi – per tutelare un bene artistico della comunità. Lo diamo con convinzione: la nostra banca affonda le radici nella cultura cristiana, quindi cerchiamo di dimostrare con i fatti la nostra appartenenza».
Le necessità
Oltre all’intera comunità, questa donazione rende felice anche don Lucio, il quale, la scorsa primavera, ammettendo di non avere idea su come trovare i soldi, si era affidato alla Provvidenza: «Ringrazio Scalvenzi e la Bcc per l’importante aiuto – dice don Lucio –. Che però non è sufficiente a coprire tutte le spese, anche perché abbiamo sistemato pure le luci della parrocchiale…». Quindi? «Quindi continuiamo a confidare nella Provvidenza». Insomma: don Lucio auspica che altri seguano il bell’esempio della Bcc.
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