Poligono di tiro a segno nelle cave dismesse, Gavardo ci riprova

Enrico Giustacchini
Il sindaco Comaglio: «Il trasloco risolverebbe il problema dei rumori in via Bortolotti». Il Consiglio di Stato respinge il ricorso del comitato di cittadini
L'attuale struttura in via Bertolotti - © www.giornaledibrescia.it
L'attuale struttura in via Bertolotti - © www.giornaledibrescia.it
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L’Amministrazione comunale di Gavardo rilancia il progetto del nuovo poligono di tiro a segno. Il sindaco Davide Comaglio e l’assessore Fabrizio Ghidinelli lo hanno illustrato nei giorni scorsi a Milano a Federica Picchi, sottosegretaria regionale con delega allo Sport, e ad Andrea Azzolin, capo della segreteria del ministro del Turismo.

In passato

Il progetto, che prevede la realizzazione della struttura nell’area delle cave dismesse di Soprazocco, in località Campagnola, aveva già partecipato in passato a un bando a livello nazionale, classificandosi al secondo posto assoluto: un esito eccellente, che non aveva però permesso di accedere al finanziamento. Ora ci si riprova. «Il trasferimento del tiro a segno dalla sede attuale di via Bertolotti risolverebbe in modo definitivo il problema dei rumori che causano profondo disagio ai residenti nelle vicinanze – ricorda Comaglio –. Non solo: un impianto come quello da noi proposto avrebbe enormi potenzialità sul piano turistico e sportivo, anche a livello internazionale, considerando l’ubicazione limitrofa al lago di Garda. Da parte di Governo e Regione – aggiunge – abbiamo riscontrato sulla questione un notevole interesse. Speriamo che tutto ciò si trasformi nell’impegno a garantire le necessarie risorse, senza le quali non sarebbe possibile concretizzare l’opera, almeno in tempi brevi».

La sentenza

L’Amministrazione comunale gavardese accoglie intanto con soddisfazione la sentenza emessa dal Consiglio di Stato, che ha respinto l’appello presentato da «Sotto la Paina», il comitato di cittadini impegnato in una battaglia contro i rumori causati dall’attività del tiro a segno. Nell’appello, il comitato chiedeva la parziale riforma della sentenza del Tar che aveva imposto al Comune e ai gestori della struttura ulteriori monitoraggi delle emissioni acustiche, più stringenti rispetto a quelli effettuati in precedenza.

In particolare, gli appellanti ritenevano che, a seguito della decisione del tribunale, il Comune avrebbe dovuto ordinare ai gestori l’installazione di un sistema di monitoraggio in continuo, pena l’immediata sospensione dell’attività dell’impianto. Una tesi, questa, non accolta dal Consiglio di Stato, in quanto la sentenza del Tar «non reca alcun accertamento definitivo sull’effettivo superamento dei limiti e sulla necessità di adozione di immediate misure inibitorie». Il Consiglio di Stato sottolinea inoltre che «esulano dal giudicato le questioni relative all’agibilità del poligono» e che «ogni ulteriore questione circa l’attendibilità degli accertamenti effettuati dovrà essere sottoposta al giudice di primo grado». Respinta pure la richiesta di riconoscimento di un «danno esistenziale» derivante dai rumori, in quanto tale danno «allo stato, non risulta ancora accertato».

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