Valsabbia

Rumori dal poligono di tiro a segno di Gavardo, il Tar dà ragione ai residenti

Ricorso accolto: il Comune dovrà di nuovo verificare il rispetto dei limiti delle emissioni sonore
Il Tribunale ha stabilito che anche il tiro a segno dovrà rispettare i limiti acustici
Il Tribunale ha stabilito che anche il tiro a segno dovrà rispettare i limiti acustici
AA

Il Tribunale amministrativo regionale si è pronunciato a favore dei cittadini che, lamentando il disagio provocato dai rumori provenienti dal vicino poligono, avevano fatto ricorso contro il Comune e la sezione gavardese del Tiro a segno nazionale.

Oggetto del ricorso di alcuni residenti era l’atto con cui il Municipio aveva ritenuto che non vi fossero i presupposti per adottare provvedimenti volti a impedire o limitare l’attività all’interno del poligono. In forza della sentenza del Tar di Brescia, quell’atto è stato annullato ed ora «spetta al Comune - si legge nel dispositivo - riavviare il procedimento di verifica del rispetto dei limiti alle emissioni sonore da parte del poligono di tiro e adottare le determinazioni conseguenti».

La vicenda

In verità, come si ricorda nella sentenza del Tar, l’Amministrazione municipale «aveva a suo tempo incaricato un tecnico esterno di monitorare per alcuni mesi i livelli sonori medi generati, per verificare che effettivamente fossero osservate le fasce orarie di rispetto della quiete pubblica fissate dal regolamento comunale di Polizia urbana». Tuttavia, in seguito, rivalutando la questione, anche l’Amministrazione aveva reputato che l’attività del Tiro a segno non rientrasse tra quelle soggette a tale regolamento, dichiarandosi quindi impossibilitata a procedere ulteriormente. Il Tribunale amministrativo ha giudicato invece che anche questo tipo di attività «debba rispettare i limiti derivanti dalla zonizzazione acustica comunale e che solo in mancanza di essa operino i limiti previsti dal regolamento ministeriale che disciplina le emissioni sonore», aggiungendo che «a nulla vale opporre che il poligono esistesse prima dell’insediamento residenziale dove vivono i ricorrenti, né è rilevante che esso sia anche utilizzato dalle forze dell’ordine per l’addestramento: si tratta, infatti, di un utilizzo misto, che non muta i vincoli di prevenzione dell’inquinamento acustico a cui è assoggettato l’impianto».

Decisione incoerente

Proprio dal monitoraggio commissionato dall’Amministrazione comunale, sottolineano i giudici, sono emerse numerose circostanze di superamento del limite, circostanze che «non sono contestate dalle controparti, che insistono invece soltanto, infondatamente, sull’applicazione di diversi e meno stringenti limiti alle emissioni. Sicché il ricorso risulta fondato anche laddove lamenta una incoerenza fra gli elementi istruttori raccolti e la decisione assunta dal Comune». Il ricorso è stato dunque accolto ed il Tar ha pure condannato il Comune e l’associazione Tiro a segno nazionale, in solido, a rifondere i cittadini promotori del ricorso delle spese affrontate in giudizio, liquidate in 4.000 euro. Dunque ora il municipio dovrà riavviare il procedimento di verifica del rispetto dei limiti alle emissioni sonore da parte del poligono di tiro e adottare le determinazioni conseguenti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia