Apre oggi «Fury Cage», la prima stanza della rabbia a Brescia
C’è chi nemmeno sa dove stia di casa. Chi la trattiene, rischiando di implodere. Chi la sfoga, magari tra le mura domestiche, magari sulle cose; magari in strada, allo stadio, sui mezzi sulle cose altrui o di tutti. E chi, peggio ancora, la scarica sul prossimo. C’è anche chi non ha un buon motivo per provarla, ma la invoca comunque per giustificare azioni e comportamenti che altrimenti di scuse non ne avrebbero. Brutta bestia, dicono, la rabbia. Da oggi chi vuole misurare la sua, ma anche avere un pretesto per farsela venire e farsela passare, ha un’alternativa valida, nel senso che, se non altro, non deve rompere cose sue o di altri e tanto meno prendersela con persone in carne ed ossa, indipendentemente dal loro grado di colpevolezza.
L’apertura
In via Casazza, al 28, apre Fury Cage, letteralmente la stanza della rabbia. Con due euro al minuto (per non più di un quarto d’ora) ci si può alleggerire (ammesso che si riesca a calmarsi e non se ne esca più rabbiosi di prima) distruggendo tutto quello che viene a tiro. Mattia, il giovane imprenditore che ha importato il modello che è approdato in Italia, manco a dirlo, dagli Usa e che a Milano, manco a dirlo, ha già attecchito, mette a disposizione bottiglie, monitor, quadri, vasi, mobiletti e tutto l’armamentario necessario per scatenare l’inferno all’interno del rettangolo 3 metri per 4 studiato per contenerlo.
Strumenti e scenari
Compresi nel prezzo il «furioso» di turno ha mazza da golf, piede di porco, bastoni di legno, chiave inglese, spranga. Con un supplemento può anche armarsi di mazza da baseball (pure chiodata), vanga e nunchaku in stile ninja. Per impedirgli di tirarsi le conseguenze della sua furia addosso, il gestore di Fury Cage assegna al cliente anche una serie di dispositivi di protezione: tuta, casco, scarpe antinfortunistiche, guanti e parastinchi; sia mai che nella foga, invece del monitor, la mazza atterri proprio su una tibia. Cinque gli scenari a disposizione dell’aspirante Alex DeLarge (Arancia Meccanica) o della Kathleen Turner de La Guerra dei Roses di turno. Si può scegliere tra «rabbia», ovviamente, ma anche «adrenalina», «divertimento», «depressione» e, se si è donna, anche una modalità confezionata a misura delle signore più furiose. La differenza è tutta nel video «ispirazionale» che, a mo’ di conto alla rovescia, prepara il cliente alla battaglia.

Regole e ambiente
Prima di accedere alla rage room, ovviamente bisogna firmare una liberatoria e rispettare delle regole «di buon senso – spiega il proprietario – ma anche quelle scritte nero su bianco nel regolamento. Chi non lo fa, lo prendo e lo caccio» spiega Mattia, che sorveglia da remoto quello che sta accadendo nella stanza pronto ad intervenire, viste le sue fattezze, meglio di no, in caso qualcosa non vada come dovrebbe andare.
Gli oggetti da distruggere arrivano nella stanza di via Casazza direttamente dai magazzini degli svuota cantine e, una volta che hanno assolto al loro scopo e che sono stati ridotti in briciole, vengono anche differenziati in modo che in discarica plastica vada con plastica, vetro con vetro, metallo con metallo. Alla raccolta penserà lo stesso Mattia: perché a rompere sono gli altri, ma i cocci sono tutti suoi.
Anonimato garantito
L’anonimato e la privacy sono garantite. Dato però che oggi come oggi se non sei sui social non esisti (e non esiste nemmeno la tua rabbia) volendo c’è la possibilità di andarsene a casa con il video della performance, per esibirlo come e dove si vuole. Da casa invece si possono portare aiutini. Se la rabbia non viene da sè ecco che fotografie di parenti, ex fidanzati, datori di lavoro e colleghi, stampate direttamente da Fury Cage ed applicate sui monitor o quadri da distruggere, possono venire in soccorso ai rabbiosi più timidi.
Ho pensato a lungo a quale foto potrei portare. Per una frazione di secondo la candidata ideale è stata quella dell’assistente di filosofia del diritto che, millenni fa, mi rispedì a casa, per tre volte di fila, senza nemmeno uno striminzito 18. La frazione di secondo dopo ho pensato che non si meritava nemmeno la mia rabbia. Così ho aperto una birra e un libro. E mi è passato tutto. Che noia, vero? Appena apre andrò a provare una boring room.
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