Nutrizionisti non abilitati scoperti dalla Finanza a Rezzato e Calcinato

L’operazione della Finanza in tutta Italia ha portato al sequestro di cinque studi professionali e di 41 titoli accademici
Un nutrizionista (foto d'archivio)
Un nutrizionista (foto d'archivio)
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Ci sono anche due sedicenti professionisti bresciani, una donna di 35 anni che operava a Calcinato e un uomo di 50 di Rezzato, tra le 41 persone che la Guardia di Finanza di Firenze, con i colleghi di Empoli, ha scoperto in tutta Italia ad operare come biologi nutrizionisti senza titoli riconosciuti e senza iscrizione all’albo. Cinque studi sono stati sequestrati e tutte le persone sono, al momento, indagate per esercizio abusivo della professione, anche se l’indagine è agli inizi e potrebbe portare ad altri sviluppi.

«Presunti titoli accademici online»

Nella nota diffusa nelle scorse ore la GdF spiega che «le investigazioni hanno avuto origine dall’individuazione di più strutture pseudo-universitarie con sede a Empoli e Montespertoli, riconducibili a un imprenditore toscano, che permettevano a numerosi frequentatori provenienti da tutta Italia di conseguire, per il tramite di un ateneo svizzero appositamente costituito, presunti titoli accademici rilasciati “online”, tra cui una laurea in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana».

In studi medici o da remoto

Le verifiche hanno poi portati i finanzieri ad «accertare che tali enti non risultavano abilitati al rilascio di titoli aventi valore legale in Italia. L’attività investigativa, condotta attraverso un approccio integrato basato sul monitoraggio dei canali social, riscontri territoriali e approfondite attività di osservazione, ha permesso di accertare che i soggetti coinvolti esercitavano abusivamente la professione presso studi medici attrezzati, palestre specializzate in body building o da remoto, direttamente dalle proprie abitazioni. 

Concreti rischi per la salute

La normativa vigente stabilisce che la professione di nutrizionista possa essere esercitata esclusivamente da soggetti in possesso di un titolo rilasciato da un ateneo riconosciuto dal MUR e regolarmente iscritti all’Ordine dei Biologi o, in alternativa, a quello dei Medici, Dietisti o Farmacisti: condizioni totalmente assenti nei confronti degli indagati. Nonostante ciò, venivano somministrati piani alimentari personalizzati, si prescrivevano integratori, proteine, amminoacidi e, in alcuni casi, sostanze potenzialmente dopanti, esponendo i pazienti a concreti rischi per la salute».   

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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