Cronaca

Fare il bagno nel fiume non è mai sicuro

Un esperto del Saf, nucleo specializzato dei Vigili del Fuoco che si occupa di soccorsi in ambienti impervi, spiega quali sono i motivi. «Si tratta di acque sempre in movimento, molto diverse da come sembrano»
I Vigili del fuoco lungo le rive del fiume Oglio - © www.giornaledibrescia.it
I Vigili del fuoco lungo le rive del fiume Oglio - © www.giornaledibrescia.it
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L’ennesima tragedia dell’estate ha meno di 24 ore. A perdere la vita ieri a Palazzolo un ragazzo di 25 anni, annegato mentre faceva il bagno per rinfrescarsi dal caldo asfissiante di questi giorni. Gli amici lo hanno visto sparire sott’acqua, non è più riemerso. Appena venti giorni fa, risucchiato dai flutti dello stesso fiume a Urago d’Oglio, era morto un uomo di 45 anni. Domenica scorsa si è invece salvato un 26enne, proprio nello stesso identico punto del fiume, grazie al tempestivo intervento degli amici.

Una scia di incidenti, che hanno tutti un denominatore comune: il bagno nell’Oglio. «Fare il bagno nel fiume non sarà mai una scelta sicura». Un esperto del Comando di Brescia dei Vigili del Fuoco, in prima fila nelle operazioni legate all’ambito speleo-alpino-fluviale (Saf).

Acque in movimento

Rispetto ai laghi, la cui sicurezza comunque non è certo da dare per scontata, il fiume è ancora più insidioso: «Si tratta di acque sempre in movimento, diversamente da come possano apparire». Se i fiumi di montagna, grazie alle loro acque bianche, sono più facilmente riconoscibili come pericolosi, i grandi fiumi di pianura possono essere molto ingannevoli. «Anche quando sembrano fermi, hanno sempre una corrente che scorre e talvolta è molto più veloce e forte di quanto si possa immaginare». E proprio le correnti, spesso, sono all'origine di molte tragedie.

I soccorritori intervenuti a Palazzolo sull'Oglio - © www.giornaledibrescia.it
I soccorritori intervenuti a Palazzolo sull'Oglio - © www.giornaledibrescia.it

«I problemi maggiori sono legati alle masse di acqua in movimento, al comportamento delle acque stesse in funzione della pendenza dell’alveo del fiume, dei fondali, delle rive e di tutto ciò che comporta una variazione allo scorrere dell’acqua libera, sia che sia di tipo naturale piuttosto che artificiale». Vale a dire che nel fiume si creano dunque sifoni, giri di «acque morte», colini, rulli e tante altre situazioni di pericolo che non sempre sono visibili. Nemmeno a un occhio esperto.

Rischio idrocuzione

Un mezzo dei Vigili del fuoco per le ricerche - © www.giornaledibrescia.it
Un mezzo dei Vigili del fuoco per le ricerche - © www.giornaledibrescia.it

Anche la temperatura dell’acqua non è da sottovalutare. «Quando l’acqua è fredda e in contrasto con le temperature esterne, come in questi giorni – prosegue l’esperto – la situazione si fa molto rischiosa. Il pericolo principale è l’idrocuzione, uno choc dovuto allo sbalzo termico che insorge in modo istantaneo e può rivelarsi fatale.

«La gestione di tutti questi aspetti richiede esperienza e capacità valutativa, con le giuste attrezzature e abbigliamento». Basti pensare a come sono vestiti i soccorritori che operano in acqua: hanno calzature, caschi, mute, giubbotti di galleggiamento.

Pericolo meteo

Anche il meteo fa la sua parte: «Le piogge abbondanti sempre più frequenti causano piene improvvise: serve leggere sempre le previsioni meteo locali, ma anche quelle a monte del torrente. Fondamentale imparare a leggere anche i piccoli cambiamenti del tempo, che possono esser le avvisaglie di qualcosa di più grosso in arrivo».

Inoltre, un dettaglio non da poco spesso trascurato: in riva ai fiumi, anche nelle zone balneabili più famose, non ci sono bagnini pronti ad intervenire.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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