Faida familiare a Pezzaze, dopo 13 anni il caso è chiuso

Al centro del caso non c’era una famiglia qualsiasi, ma quella del sindaco, a processo con il cognato. Entrambi condannati a una multa di 1500 euro per lesioni
Una veduta aerea di Pezzaze
Una veduta aerea di Pezzaze
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A Pezzaze, paese con poco più di 1.400 abitanti, tutti sapevano tutto.

Anche perché al centro del caso, passato dalla strada alle aule di un tribunale, non c’era una famiglia qualsiasi, ma quella del sindaco del paese della Valtrompia Oliviero Gipponi. Il primo cittadino, 71 anni da compiere, in un procedimento era parte civile nell’ambito del processo a carico del cognato Alberto Piardi, di dieci anni più giovane, accusato di stalking, verso il sindaco, la moglie e i figli, e lesioni e in un altro, poi riunito in un unico processo, Gipponi era imputato per lesioni contro lo stesso cognato.

Una vicenda iniziata nel 2011 e che si è trascinata fino ai giorni scorsi quando la giustizia ha messo un punto. Non ci sono vincitori e neppure vinti. Piardi è stato assolto dall’accusa di atti persecutori, per non aver commesso il fatto, ma condannato al pagamento di una multa di 1.500 euro per lesioni nei confronti del cognato sindaco. Stessa pena comminata anche al primo cittadino che a sua volta era stato denunciato dal cognato sempre per lesioni.

Il caso

Accusate incrociate messe a verbale dopo che i due si erano infatti affrontati, tra schiaffi e pugni, il 28 dicembre 2016. Fu l’epilogo violento di una faida familiare, iniziata dal 2011 e proseguita al luglio 2018, e che ha coinvolto l’intera parentela che ha lavorato anche sotto la stessa insegna, quella della forneria del paese. E tutto nasce proprio attorno alla panetteria, quando nel 2011 Piardi, proprietario dei muri, manifesta l’intenzione di sfrattare la famiglia del cognato-sindaco che gestisce l’attività. Ne nasce una faida familiare fino alle botte di dicembre 2016.

«Colpendolo con due schiaffi percuoteva Oliviero Gipponi» era l’accusa nei confronti di Piardi che a sua volta «veniva colpito con un pugno al volto da Gipponi che provocava lesioni giudicate guaribili in 22 giorni» la contro accusa. Alla fine sono stati ritenuti entrambi i cognati responsabili e davanti alla legge lo scontro è finito in parità. Condannati al pagamento di una multa di 1.500 euro con pena sospesa.

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