Discarica Vallosa, oggi il vertice tra Regione Lombardia e sindaci

Le posizioni di partenza, il minuto prima di sedersi attorno al tavolo istituzionale sono queste: Lombardia, sindaci di Passirano, Paderno e Ospitaletto pro bonifica; per il Consorzio Franciacorta nullaosta; comitati ambientalisti divisi (quelli locali, come il circolo Legambiente, «assolutamente pro bonifica», quelli del capoluogo contrari perché, in estrema sintesi, «il viaggio» di rifiuti pericolosi è giudicato a sua volta pericoloso).
Sotto i riflettori c’è il caso Vallosa, protagonista dell’incontro convocato dall’assessore regionale all’Ambiente, Giorgio Maione, alle 10 di questa mattina all’Ufficio territoriale regionale di Brescia, dove a varcare la soglia – oltre ai sindaci e ai referenti del Consozio Franciacorta – sono anche i vertici dell’Arpa e il commissario straordinario del Sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro Mauro Fasano.
Il tema del confronto
Quale il punto focale? Più di uno. La discarica di Passirano (o, meglio, il suo destino) è al momento impantanata in un bivio: gli enti devono decidere se procedere con l’implementazione della messa in sicurezza d’emergenza oppure (appunto) avviare l’iter per la bonifica. Una strada, quest’ultima, «prediletta» anche dalla Regione, che in ogni caso ha già avviato un’interlocuzione con il Ministero dell’Ambiente per ottenere i primi venti milioni di euro.
Ma all’ordine del giorno c’è anche un altro fronte: sui mappali sono raffigurati una serie di terreni attorno alla discarica, che per anni sono rimasti colorati di bianco. Non perché queste aree verdi siano «sane» (come alcuni pensavano), bensì perché, più semplicemente, «non sono mai state analizzate», confermano fonti tecniche. Anche per questo il lavoro dell’Arpa sarà fondamentale: da un lato, sulla scorta delle indagini già condotte sulla discarica, l’Agenzia sta elaborando una relazione dettagliata per fotografare la situazione della Vallosa. Dall’altro, non si esclude che di qui ai prossimi mesi possa essere messa in cantiere una nuova (e inedita) campagna di caratterizzazione.
Certo è che, sia nel caso in cui si opti per implementare il capping (ossia una sorta di «copertura» che non isola però del tutto i rifiuti pericolosi che sono stati interrati in Franciacorta, per decenni, dalla vecchia Caffaro chimica ma anche provenienti da Porto Marghera) sia che si scelga la strada della bonifica, si apre il toto-fondi. Perché ne serviranno e ne serviranno tanti.
La fotografia
Lo «stato di salute» della discarica si rilegge nell’esito delle analisi condotte in due fasi (sul finire dell’anno scorso e a febbraio di quest’anno) dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Brescia sull’area situata in piena Franciacorta, un sito sdraiato su 31.150 metri quadrati che racchiude 440mila metri cubi di rifiuti interrati, con un inquinamento che – stando al piano di caratterizzazione del 2014 – raggiunge 17 metri di profondità.
Le cattive notizie sono arrivate tanto per le acque profonde (l’acquifero potenzialmente in grado di diffondere l’inquinamento al di fuori del perimetro della discarica), quanto per quelle superficiali. Nel primo caso, per quanto riguarda il piezometro 4-4bis «le attività – si legge nella relazione di gennaio – hanno confermato lo stato di contaminazione delle acque sotterranee per opera dei Pcb totali», presenti in concentrazione doppia rispetto ai limiti di legge. Nel secondo caso, quello relativo alle acque superficiali, il piezometro 30 SW ha evidenziato il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione per i parametri boro (venti volte sopra i limiti), nichel, Pcb (dieci volte oltre il consentito) ed esaclorocicloesano alfa.
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