Depuratore del Garda, progetto «pronto a fine estate»: si parte da Gavardo

Gelmini: «Lavori notturni e sospesi in periodi turistici per non creare troppi disagi». Resta l’incognita dei fondi: mancano 80 milioni di euro
Il lago di Garda dovrebbe avere presto un nuovo depuratore -  © www.giornaledibrescia.it
Il lago di Garda dovrebbe avere presto un nuovo depuratore - © www.giornaledibrescia.it
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Si va avanti. Non senza fatica (ci sono le liti tra sindaci, c’è il lungo torrente di proteste dei Comitati ambientalisti, c’è il fronte dei ricorsi al Tar, c’è lo snodo preventivo e fondi mancanti), ma con il depuratore del Garda si tira dritto. Tanto che, dopo oltre sette anni di iter, si vede una prima meta: alla fine dell’estate il progetto definitivo del nuovo depuratore del Garda che porta il timbro di Acque Bresciane sarà consegnato al commissario, la prefetta Maria Rosaria Laganà, e alle autorità competenti. E, per dirla con le parole della senatrice Mariastella Gelmini, alla presidenza della Comunità del Garda, «da un progetto definitivo non si torna indietro».

Le priorità

​​​​​​Per tracciare una road map completa e di dettaglio che sappia descrivere gli aspetti finanziari, le tempistiche, le modalità lavorative, tutte le opere e gli interventi dell’operazione bisognerà dunque attendere ancora un paio di mesi al massimo. Ad essere però certa, al momento, è la scaletta delle priorità: nell’architettura dei cantieri, a «conquistarsi» la precedenza è stata l’area dell’Alto Garda e dunque, dal punto di vista infrastrutturale, la macchina dei lavori sarà azionata in primis per realizzare il depuratore di Gavardo. Questo - rimarca Gelmini - «perché c’è la necessità di dismettere quanto prima la condotta sublacuale tra Toscolano Maderno e Torri del Benaco». E l’obiettivo è di riuscire a farlo nell’arco dei prossimi 5-8 anni.

Il depuratore di Peschiera - © www.giornaledibrescia.it
Il depuratore di Peschiera - © www.giornaledibrescia.it

Ma per arrivare a questo punto la gestazione è stata mastodontica: basti pensare che Ministero dell’Ambiente, Lombardia e Veneto, Ato di Brescia e Verona e Ats Garda Ambiente firmarono la convenzione che stanziò i cento milioni (gli unici fondi ad oggi disponibili) per il progetto di collettamento e depurazione del Garda nel 2017. Da quel momento la sede dell’opera ha ipoteticamente «traslocato» da Gavardo a Lonato, poi a Visano e a Muscoline. Fino a tornare al punto di partenza: Gavardo e Montichiari.

Gli snodi

La presidente della Comunità del Garda non vede plausibili possibili passi indietro a questo punto: «Non è un gioco dell’oca in cui si torna sempre al punto di partenza - puntualizza -. La riqualificazione del sistema di depurazione e collettazione delle acque reflue del Garda è un intervento urgente e strategico, che mira a salvaguardare la più importante riserva di acqua dolce italiana, un patrimonio di inestimabile valore per le presenti e future generazioni». Il riferimento corre al fatto che il Benaco rappresenta di fatto il 40% dell’acqua dolce nazionale. Ma Gelmini sa anche bene che una delle principali preoccupazioni sul territorio sta nel dossier viabilità, con il rischio di paralizzare l’unica principale via di collegamento: per questo si stanno studiando contromisure legate all’organizzazione dei cantieri.

Un rendering di come dovrebbe essere il depuratore di Gavardo - © www.giornaledibrescia.it
Un rendering di come dovrebbe essere il depuratore di Gavardo - © www.giornaledibrescia.it

«Desidero rassicurare i cittadini e gli operatori: sarà riservata massima attenzione agli aspetti legati alla mobilità e ai disagi che la realizzazione delle opere potrà procurare. Si procederà con lavori notturni, che saranno sospesi nei periodi di massimo afflusso turistico, l’attenzione è dunque alta sia verso i residenti sia verso gli ospiti e i turisti».

Il costo dell’opera

Altro tasto dolente è il costo dell’opera: in soli quattro anni, il preventivo è pressoché raddoppiato, passando dai 119 milioni iniziali a oltre 204 milioni (di cui 132 destinati al collettamento). All’appello, però, mancano ancora 80 milioni di euro, cifra che servirà per realizzare il secondo lotto.

«La contezza di un quadro economico e finanziario certo darà un ulteriore e decisivo impulso al reperimento delle risorse. Al proposito, l’interlocuzione con Governo e Regioni prosegue e anche nei giorni scorsi non ho mancato di sollecitare sul problema esponenti del Governo: bisogna fare tutto il possibile per portare a termine l’opera» rimarca Gelmini. Che da mesi ha attivato anche un fronte di interlocuzioni parallele a quelle romane: l’idea è che anche la Lombardia di Attilio Fontana e il Veneto di Luca Zaia possano contribuire con un «gettone», arrivando a mettere sul tavolo una decina di milioni di euro.

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