Crollo del cantiere a Firenze: chi erano le quattro vittime che vivevano a Palazzolo

Luca Bordoni
Per i tre marocchini e il tunisino la comunità islamica ha dato il via a due raccolte fondi nel paese dell’Ovest bresciano
Il cantiere del supermercato a Firenze dove è avvenuta la strage - Foto Ansa/Claudio Giovannini © www.giornaledibrescia.it
Il cantiere del supermercato a Firenze dove è avvenuta la strage - Foto Ansa/Claudio Giovannini © www.giornaledibrescia.it
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Il crollo al cantiere Esselunga, avvenuto venerdì nell’area dell’ex Panificio militare a Firenze, ha portato dolore e sgomento a Palazzolo, dove durante tutta la giornata di ieri la comunità islamica si è risvegliata in stato di choc. Quattro delle cinque vittime - tranne Luigi Coclite, 60enne originario di Teramo e residente a Collesalvetti - sono, chi più e chi meno, riconducibili alla città dell’Ovest bresciano, dove peraltro ieri la macelleria Assalam di via Sarioletto, luogo di ritrovo della comunità marocchina, ha avviato una raccolta fondi per aiutare i familiari delle vittime. Nel frattempo, anche l’Associazione Al Ikram, la principale organizzazione marocchina di Palazzolo e dintorni, ha deciso di promuovere, tramite il portavoce Taoufiq El Mouloudi, una raccolta fondi strutturata da recapitare alle famiglie delle vittime.

Le vittime

Il più conosciuto, perché in Italia da quasi quindici anni e abitante di Palazzolo per otto, era Taoufiq Haidar, 43 anni, che ha abitato per anni nella zona dei condomini dell’ex Filanda e da poco aveva acquistato casa a Chiuduno, nella Bergamasca. È il più conosciuto nella cittadina e in molti lo descrivono come «una persona buona e di gran cuore». Haidar era in Italia da solo, ma in Marocco aveva moglie e due figli di circa dieci anni, che stava cercando di portare legalmente in Italia. Era una persona operosa, che lavorava sodo non tanto per sé stesso, quanto invece per riuscire a mantenere la sua famiglia.

«Lo conoscevamo tutti - afferma un cliente della macelleria -. Durante la settimana lavoriamo e ci ritroviamo qui il sabato e la domenica. Taoufiq dava sempre una mano nella nostra comunità. Era una persona incredibile la cui perdita è per tutti noi dolorosissima».

La seconda vittima è Mohamed El Ferhane, 23 anni. Pare che fosse nella cittadina da oltre due anni, ma ufficialmente (come anche gli altri) non ne aveva la residenza. Anche di lui si parla un gran bene: un ragazzo che in molti consideravano una sorta di fratello minore, con la testa sulle spalle e una gran voglia di mettersi in gioco. Abitava con amici, ma aveva i genitori in terra natìa e una fidanzata a Treviglio, nella Bergamasca, ma nessuno a Palazzolo è riuscito a contattarla direttamente.

Il connazionale Youssef, tra le lacrime, confessa di aver «perso un buon amico» e che l’aveva sentito poco prima della partenza per Firenze: «Mi aveva detto che era un lavoro di una sola settimana», prosegue prima di andare ad abbracciare lo zio di Mohamed, tornato proprio ieri pomeriggio da Firenze, dove si era diretto in fretta e furia per ottenere maggiori informazioni. Quest’ultimo preferisce non parlare, ma il suo volto, scavato dalle lacrime, fa trasparire tutta la sofferenza del momento. «Non gli hanno lasciato vedere il corpo, né sono state fornite molte informazioni – spiega un conoscente -. Domani (oggi per chi legge, ndr) rimarrà qui, ma lunedì tornerà a Firenze».

Su Rahimi Bouzekri, la vittima che ancora si cerca sotto le macerie, le informazioni invece sono poche, poiché era giunto a Palazzolo nelle ultime settimane, sebbene pare che nel frattempo dormisse a casa di un fratello a Rovato. Aveva 56 anni e prima abitava a L’Aquila, in Abruzzo.

I tre marocchini erano emigrati in Italia dalla piccola città di Fquih Ben Salah, nell’entroterra del Paese, lo stesso luogo da cui provengono diversi marocchini residenti in Lombardia e che già era balzato agli onori delle cronache nazionali anni fa poiché città natale di Karima El Mahroug, la Ruby di Berlusconi.

Infine, l’ultima vittima è il tunisino Mohamed Toukabri, 54enne che però nessuno in zona sostiene di conoscere bene; si sa solo che era arrivato dal Piemonte e che si stava appoggiando ad una rete di conoscenti prima di stabilirsi definitivamente.

Raccolta fondi

La macelleria islamica di Palazzolo in cui è stata avviata la raccolta fondi
La macelleria islamica di Palazzolo in cui è stata avviata la raccolta fondi

Jaouad Laghlimi, titolare della macelleria Assalam di Palazzolo, ha deciso di non chiudere il negozio, ma di aprirlo per consentire la raccolta fondi, messa in atto con una scatola posta sul bancone della carne, per sostenere le spese delle famiglie delle vittime. Non a caso durante tutta la giornata di ieri, la macelleria è stata un viavai di persone che venivano per portare il proprio aiuto. «Non riusciamo ancora a crederci: Taoufiq e Mohamed erano ragazzi così buoni e disponibili», spiega.

Le indagini

Alla macelleria è giunto ieri pomeriggio anche Ibrahima Niane, segretario bresciano della Fillea-Cgil, arrivato per provare a fare chiarezza sulle questioni lavorative. La situazione è in divenire e mancano ancora diversi tasselli prima di capire davvero come e per chi i manovali - si sta cercando di fare luce anche sul fatto se fossero irregolari sul territorio nazionale - stessero lavorando. Sembra inoltre che una delle vittime fosse in attesa del rilascio del permesso di soggiorno e, se così fosse, non avrebbe potuto lavorare. Il sindacato sta effettuando tutte le verifiche del caso, ma ancora ci sono poche conferme sulla situazione occupazionale.

Tra le tante voci che girano ce n’è anche un’altra, ossia quella di un quinto operaio che avrebbe dovuto far squadra insieme agli altri a Firenze. Si tratterebbe di un altro marocchino che vive a Palazzolo, la cui identità non è stata svelata, ma che, per ragioni ignote, avrebbe deciso all’ultimo di non partire alla volta del capoluogo toscano.

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