«La Corte Tributaria è un servizio essenziale per Brescia»

Daniela Zorat
A parlare è il giudice tributario Gianluca Vicini: «Se questa riforma è dovuta solo ad una riduzione dei costi non si deve ragionare in questi termini»
Faldoni in tribunale - © www.giornaledibrescia.it
Faldoni in tribunale - © www.giornaledibrescia.it
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Una notizia che ha fatto saltare molti sulla sedia quella della riorganizzazione della giustizia tributaria che prevede, per i giudizi di primo grado, l’accorpamento delle sezioni di Brescia a quelle di Bergamo. Ne abbiamo parlato con Gianluca Vicini che, oltre ad essere un avvocato, è giudice tributario d’appello alla sezione di Brescia staccata da Milano ed è anche applicato a Milano. «Le Corti di giustizia tributaria che una volta si chiamavano Commissioni tributarie sono presenti in ogni provincia.

A Brescia ci sono tre sezioni composte da un presidente e un vice, che devono essere magistrati, e da quattro giudici che possono essere professionisti come avvocati o commercialisti, con determinati limiti di compatibilità - spiega -. Poi c’è il secondo grado. La corte tributaria d’appello ha sede a Milano, e Brescia è una sezione distaccata perché è sede del Distretto di Corte d’appello, di Tar, Tribunale delle Imprese, Tribunale dei minori. Tribunale di sorveglianza insomma di tutta la giustizia ordinaria. Dove arrivano tutti i giudizi di secondo grado di Bergamo, Cremona e Mantova».

Milano, nonostante l’alto numero di sezioni di appello in materie tributarie, ha un carico di fascicoli solo doppio rispetto a quello della nostra città; a Milano le udienze si tengono ogni 15 giorni, mentre a Brescia ogni settimana.

«Se questa riforma è dovuta solo ad una riduzione dei costi, non si deve ragionare in questi termini - continua Vicini -. Certo, è vero, adesso i ricorsi si fanno in via telematica e anche le udienze sono online, ma un servizio essenziale per un territorio come quello di Brescia dove i ricorsi in materie fiscali raggiungono anche importi molto elevati, va mantenuto. Il Mef fa lo stesso ragionamento adottato per la Banca d’Italia, ma la Brescia giudiziaria ha un ruolo ben diverso e nettamente superiore a quello di Bergamo. La nostra città è polo giudiziario per tutta la Lombardia Orientale ed è strano non lo sia per la giustizia tributaria. Non si capisce perchè non possa essere Bergamo ad accorparsi a Brescia».

Per Vicini, forse, chi ha più peso politico può provare «a portar acqua al suo mulino. In un’ottica di federalismo è strano l’accorpamento. Per la città resta una questione di prestigio». E poi, visto che la riforma toccherebbe le sezioni di primo grado e non quelle d’appello, si corre il rischio che un bresciano per il primo grado debba andare a Bergamo e poi torni a Brescia per il secondo grado. «Milano ha sempre voluto chiudere Brescia, forse perché i giudici vengono pagati in base al numero di sentenze che depositano».

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