Brescia perde la Corte Tributaria, il Mef «salva» Bergamo e Cremona
Neanche il tempo di leccarsi le ferite per l’addio della sede di Bankitalia, che la città si trova a dover assaporare un nuovo boccone amaro. Stavolta i riflettori sono puntati sulla Corte di Giustizia Tributaria, quella che si occupa delle pratiche giudiziarie legate al fisco: le sedi degli organismi sono finite nel piano di riorganizzazione in capo al Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) e al Cpgt (acronimo di Consiglio di presidenza della giustizia tributaria). E, stando al dossier, quello di Brescia è uno dei 64 poli destinati alla chiusura.
La riforma
Cosa prevede il documento? Il quadro generale è descritto dai numeri: a restare in funzione saranno complessivamente 39 Corti a fronte degli attuali 103 tribunali fiscali. Gli accorpamenti più consistenti riguardano le regioni del Nord Italia. In particolare, in Lombardia il Mef prevede che restino attive tre sedi: salva Milano, salva Bergamo e salva Cremona. Ma sacrifica le tre sezioni rimaste attive a Brescia (inizialmente erano sedici). Significa che tutte le pratiche e tutti i difensori chiamati a discuterle – insieme a quelli di Como, Lecco, Sondrio e Varese – verrebbero dirottati su Bergamo.
Una decisione, questa, che non trova però appiglio nelle cifre: il nostro capoluogo, per mole di lavoro (e nonostante abbia un bacino di utenza quasi quattro volte inferiore al capoluogo regionale) e per numero di ricorsi gestiti è secondo solo a Milano in Lombardia. La cartina tornasole sta nei Rapporti stilati trimestralmente dal Dipartimento della Giustizia tributaria. Un dato su tutti: il numero di contenziosi pendenti al 31 dicembre 2023 ammonta a 2.247, la metà di quelli di Milano (4.567) e due volte e mezzo quelli «gestiti» da Bergamo. Il confronto con Cremona è pure impari: 236 le pratiche pendenti.
La ragione principale che guida la necessità di ridisegnare la geografia delle Corti è sempre la stessa: fare economia, vale a dire spendere meno, un principio insindacabile, che nessuno mette in discussione. Il punto però è come – e soprattutto con quali criteri – questo principio viene applicato. La seconda ragione per la quale da Roma stanno accelerando questo percorso sta nel compimento dell’attuazione della riforma 130/2022, che porta a una diminuzione drastica delle toghe, sulla scia del passaggio del giudice tributario da onorario a professionale. La riforma che sancisce gli accorpamenti degli uffici giudiziari di primo grado va approvata entro il 31 agosto, in attuazione della delega fiscale.
Le reazioni
In mezzo, da ora alla fine dell’estate, c’è lo spazio dell’istruttoria, l’unica occasione per Brescia per alzare la voce e per iniziare davvero a fare sistema, a partire dai parlamentari.
«Si tratta di un ulteriore duro colpo per la città di Brescia, già segnata dalla decisione della chiusura della filiale di Banca d’Italia, decisione – sottolinea l’on. Fabrizio Benzoni (Azione) – che peraltro dimostra una scarsa conoscenza del nostro territorio, con Brescia già sede del distretto di Corte d’Appello e baricentrica per la Lombardia Orientale. Presenterò immediatamente una interrogazione per scongiurare l’ipotesi». Tranchant anche la reazione del senatore Alfredo Bazoli (Pd), che bolla la prospettiva come «una vera e propria follia», aggiungendo: «Sarebbe una cosa gravissima e inaccettabile. Guardando i dati del contenzioso tributario Brescia ha un 30% in più di ricorsi, ha un maggior numero di abitanti e di imprese, è collocata in posizione baricentrica nella Lombardia Orientale ed è meglio collegata di Bergamo al proprio circondario. Non c’è una ragione per accorpare la sede della città a quella di Bergamo. Si tratta di un piano totalmente irrazionale e privo di senso, che incide tra l’altro ancor di più della perdita di Bankitalia».
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