Colf e badanti: nel 2023 solo 15mila, ma altrettanti in nero

Sono soprattutto donne, in larga parte hanno più di 45 anni, la metà (ma probabilmente anche di più) non ha contratto, lavora quindi in nero. È questa la fotografia del lavoro domestico scattata dall’Osservatorio dell’Inps; un settore composto principalmente da colf e badanti. I dati del 2023 registrano un ulteriore calo, dovuto a molteplici motivi, non ultimo la difficoltà delle famiglie, ma imputabile anche alla conclusione della sanatoria messa in campo durante gli anni della pandemia, norma che ha consentito la regolarizzazione di molti lavoratori domestici stranieri. Finiti gli effetti benefici della sanatoria il sommerso ha riconquistato terreno.
Andamento
Continua quindi anche nel 2023 la riduzione del numero dei lavoratori domestici impiegati nella provincia di Brescia poiché alla fine dell’anno risultavano 14.752, 4mila in meno rispetto al tetto dei 18.771 del 2014. Una riduzione nell’ordine del -21,4% che, tra il 2014 e il 2023, è seconda solo a quella di Napoli (-27,1%) ma supera Roma (-14,5%), Torino (-14,3%), Bologna (-13,8%) e Firenze (-5%) mentre aumentano, in controtendenza, i lavoratori domestici solo a Milano (+1,5%) e Cagliari (+15,7%).
La riduzione dei lavoratori domestici in provincia di Brescia doppia il dato medio nazionale che, prendendo come riferimento la serie statistica proposta nell’Osservatorio sui lavoratori domestici dell’Inps, tra il 2014 e il 2023, vede ridursi di 88mila il numero dei lavoratori, un pari al -9,5%. Tuttavia, restando agli anni a noi più vicini, dopo l’impennata nel biennio 2020-2021, quando i lavoratori domestici nel bresciano erano 17.720 si ritorna ai livelli del 2019, prima della pandemia, perdendo quasi 3mila lavoratori nel biennio 2022-2023.
Chi sono i lavoratori domestici
Sono lavoratori domestici coloro che prestano un’attività lavorativa continuativa per le necessità della vita familiare del datore di lavoro, come ad esempio colf, assistenti familiari o baby-sitter, governanti, camerieri, cuochi, ma rientrano in questa categoria anche i lavoratori che prestano tali attività presso comunità religiose (conventi, seminari), caserme nonché presso le comunità senza fini di lucro, come orfanotrofi e ricoveri per anziani. Sono un insieme di lavoratrici e lavoratori che operano perlopiù nelle nostre case dando spesso un contributo determinante alla qualità della vita dei bresciani.
Sommerso
Durante la presentazione del Report 2024 curato dall’Osservatorio Inps sul lavoro domestico è stato sottolineato come il lavoro nero, appunto, sia pari al 50/60% del totale. Un problema da risolvere, ha ribadito con forza il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, perché «se è vero che quello domestico è un importante pilastro del tessuto socioeconomico» non si comprende come mai non si intervenga con provvedimenti mirati a far emergere il nero». Il futuro che ci attende è già chiaro: «Nel 2050 i cittadini che avranno più di 65 anni rappresenteranno fino al 35% della popolazione nazionale e questo deve far ripensare l’attuale sistema del welfare previdenziale, assicurativo e sanitario», ha spiegato Fava.
Identikit
Proseguendo con l’analisi dei dati bresciani, oltre i due terzi dei lavoratori domestici che operano in provincia sono cittadini stranieri, ben 11.207, il 76% del totale, mentre gli italiani, che comprendono anche gli stranieri che hanno preso la cittadinanza, sono 3.545, il 24% del totale. Sono in gran parte donne, ben 12.817, quasi l’87% del totale, in gran parte straniere (9.552 donne l’85,2% degli stranieri) con una presenza femminile maggiore tra gli italiani (3.265, il 92% dei lavoratori domestici italiani). Tra gli stranieri la maggior parte proviene dai Paesi dell’Europa dell’Est, poco meno di 7mila persone, ovvero quasi i due terzi (62,2%) del totale dei lavoratori domestici stranieri che operano nel Bresciano. Molti, tuttavia, sono i lavoratori provenienti dall’Asia Orientale (1.341) e dalle Filippine (874); rilevante è anche il numero di lavoratori e lavoratrici domestiche che provengono dall’Africa (1.322) mentre quote minori provengono dall’America del Sud (451) e dalle altre parti povere del pianeta.
L’Inps spiega che i lavoratori domestici bresciani sono divisi quasi a metà tra colf (7.905, 54% del totale) e badanti (6.847, 46%). Badanti quasi tutte donne (6.448, il 94%) e in larga parte straniere (5.499). Quelli domestici non sono lavori per i giovani. I tre quarti dei lavoratori domestici ha più di 45 anni (10.862, il 74%) e, di questi, oltre 4mila hanno più di 60 anni mentre i giovani under 30 anni non arrivano alle 700 unità.
Buste paga
Solo per una parte di questi lavoratori l’impegno annuale è nell’ordine delle 50-52 settimane, condizione che interessa 6.388 lavoratori domestici bresciani, il 43,3% del totale, quota che sale al 54% se consideriamo un impegno per almeno 40 settimane. Per altro verso sono ben 2.713 i lavoratori domestici che operano fino ad una massimo di 14 settimane. Morale della favola a superare la soglia della retribuzione annua di 13mila euro, in provincia di Brescia sono solo 3.135 lavoratori domestici, poco più di uno su cinque, mentre per 5mila lavoratori domestici non si arriva a 5mila euro l’anno.
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