Il vescovo ha chiuso la Porta Santa: il Giubileo a Brescia è terminato
Il Giubileo finisce, le porte sante si chiudono, «ma le braccia di Dio non si chiudono mai, e così anche il nostro cuore deve sempre rimanere aperto». È con questo invito che nel pomeriggio il vescovo di Brescia ha parlato ai fedeli riuniti in Cattedrale per la Messa di chiusura dell’anno giubilare. Le porte sante delle basiliche di Roma saranno chiuse entro l’Epifania, mentre nelle altre diocesi, tra cui la nostra, la fine del Giubileo è avvenuta oggi, la prima domenica dopo Natale.
Il lascito
L’evento straordinario volge al termine, ma la verità che annuncia «vale sempre», ha spiegato il vescovo Tremolada: «Le porte sante ci ricordano che l’accoglienza misericordiosa è la regola che il Signore ha dato a tutti noi, invitandoci ad avere un cuore sempre aperto all’altro».
Nell’omelia il vescovo ha ripercorso l’eredità lasciata dal «Giubileo della speranza», inaugurato a fine 2024 da papa Francesco e chiuso in questi giorni dal successore Leone XIV: «In questo anno abbiamo celebrato la nostra speranza, e vogliamo tenerla viva giorno dopo giorno – ha detto monsignor Tremolada –. Il Giubileo è l’anno della misericordia di Dio verso i più fragili: abbiamo voluto offrire qualche segno concreto di questa vicinanza a chi porta più degli altri il peso della vita. Il Giubileo – ha aggiunto il vescovo – è un appello a tenere vivo ciò che in un momento diviene ancora più chiaro: che siamo chiamati ad amarci, a essere una carovana solidale nella quale ciascuno è chiamato a portare il peso dell’altro».
Guerre, discernimento e incontri
Sono stati però anche 12 mesi funestati dalle notizie dei conflitti nel mondo: «Abbiamo molto pregato per la pace, ci siamo sentiti particolarmente uniti a quanti hanno sofferto e ancora soffrono per la follia della guerra – ha ricordato il vescovo –. La nostra preghiera continua e non smetterà, chiedendo a Dio che sostenga gli sforzi degli uomini e delle donne di buona volontà, impegnati ad aprire strada di riconciliazione».
Il Giubileo è stato un periodo di «discernimento» anche per la Diocesi bresciana, attesa ad aprile 2026 dal Convegno diocesano: «Ci siamo chiesti cosa Dio domanda a noi in questo territorio. Mi sono fatto anch’io pellegrino nella Diocesi – ha detto il vescovo –. È stata l’occasione per condividere pensieri e per ravvivare il profondo legame che ci unisce nella fede». Un anno di incontri con sacerdoti e fedeli in cui si è cercato è di «guardare al futuro con fiducia e creatività senza nasconderci le fatiche e le sfide».

Alla fine della Messa al vescovo sono stati consegnati i diari conservati nelle chiese giubilari del Bresciano durante l’Anno santo: «Contengono la testimonianza dell’opera che il Signore ha compiuto nel cuore dei pellegrini. Custodiremo questo frutto della grazia a perenne memoria di questo anno».
Del Giubileo conta la sua eredità: «Il Giubileo fallirebbe – ha concluso il vescovo Tremolada – se non ci rendesse capaci di perdono, più attenti ai poveri, più pazienti nelle famiglie, più onesti nel lavoro, più misericordiosi nelle parole».
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