Caso Caffaro, quattro condanne per l’inquinamento da cromo e Pcb
Due anni ad Alessandro Quadrelli e Antonio Todisco. Un anno e nove mesi ad Alessandro Francesconi. Un anno e due mesi a Vitantonio Balacco. A tanto sono stati condannati i manager della Caffaro Brescia Srl accusati a vario titolo di disastro ambientale, inquinamento ambientale, gestione incontrollata di rifiuti e falso in bilancio, nell’ambito dell’inchiesta inquinamento da cromo esavalente e Pcb del suolo e sottosuolo, ma anche della falda nell’area dello storico stabilimento chimico di via Nullo.
Il collegio dei giudici ha fatto sua la ricostruzione del pubblico ministero Donato Greco e anche condannato la Caffaro al versamento di 600 quote, pari ad un valore di 156mila euro, per responsabilità amministrativa.
Il tribunale ha inoltre disposto la confisca del provento del delitto, pari a 4 milioni e 600mila euro. Somma che la Caffaro ha investito nella messa in sicurezza e nel potenziamento della barriera idraulica nel corso delle indagini.
La nota della Procura
«La sentenza odierna riveste un rilievo particolare, in quanto rappresenta una importante pronuncia per disastro ambientale emessa con riferimento ad un sito di interesse nazionale». Così in una nota la Procura di Brescia guidata da Francesco Prete commenta la sentenza di condanna di primo grado nei confronti dei manager di Caffaro Brescia per inquinamento ambientale.
«Agli amministratori di diritto e di fatto della società sono state riconosciute l’attenuante speciale del ravvedimento operoso e la sospensione condizionale della pena, in considerazione dello stanziamento di oltre 5 milioni di euro destinati al risarcimento in forma specifica del danno ambientale» spiega la Procura bresciana che aggiunge: «Le risorse sono state impiegate per l’efficientamento della barriera idraulica attraverso la realizzazione di nuovi pozzi, barriera la cui attivazione è prevista per il mese di giugno 2026. Si tratta di una circostanza di particolare rilevanza, che configura uno dei rari casi di concreta applicazione del principio comunitario del “chi inquina paga”. A tale risultato ha fortemente contribuito il Ministero dell’ambiente».
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