Muffa e freddo: la protesta delle case popolari arriva a Casazza

Ivonne, Pierino e Giuliano abitano nella stessa casa da ormai 34 anni, ma negli ultimi due devono condividerla con un ospite sgradito: la muffa. Di colpo, dopo una serie di lavori eseguiti sulla facciata della palazzina, si è appiccicata ai muri e ha creato una specie di cornice grigia e irregolare attorno alle finestre. E non solo in lavanderia, in sala e in cucina: anche nelle camere da letto, dove Pierino e Giuliano, che hanno problemi di allergia, dormono. E adesso Ivonne è arrabbiata, perché quando ha segnalato il problema – racconta – «mi è stato risposto che era colpa mia, che stiravo dove non dovevo e che stendevo senza aprire le finestre. Ma io la mia casa – tiene a precisare – la tengo bene. E la muffa non c’è mai stata. Ora è ovunque: abbiamo proposto di pagare al 50% il cappotto interno, ma ci è stato risposto di no: dobbiamo vivere nella muffa?».
La protesta
È così, di storia in storia, che la protesta di chi abita nelle case popolari – sia quelle di proprietà comunale sia quelle di proprietà dell’Aler – arriva a Casazza. Martedì 18 si svolgerà l’assemblea degli inquilini promossa da «Diritti per tutti» per affrontare il tema delle mancate manutenzioni, della competenza degli interventi e delle spese condominiali insostenibili (a fronte di disservizi), esattamente come fatto a San Polo, dove più di qualche risultato è stato ottenuto.
Le voci
Le storie sono tante, la pazienza rimasta poca: «Da anni siamo incastrati nel rimpallo di responsabilità tra Comune, Aler e amministratori condominiali. Noi non vogliamo puntare il dito contro nessuno – spiegano – ma vogliamo capire a chi ci dobbiamo rivolgere e, soprattutto, vorremmo risposte». Il concetto è lo stesso espresso nelle torri Cimabue, Michelangelo, Raffaello: avere un reddito basso, abitare nelle case popolari, non rende le persone «cittadini di serie B», né tanto meno azzera i loro diritti.
A casa di Marino le infiltrazioni fanno crollare i calcinacci dal soffitto, tanto che ormai la bacinella per raccoglierle è diventata parte dell’arredamento: «È diventato inutile pitturare, dopo poco si scrosta di nuovo tutto. E pitturare non costa poco...». Loro (Marino, Ivonne, Pierino e Giuliano) stanno al civico 8, ma negli alloggi del portone precedente, al numero 6, la situazione è identica. «C’è una perdita che non è mai stata sistemata e il risultato è una cantina allagata che non si può utilizzare». Qualche isolato più in là, al civico 1 di via Gadola, Ibrahim è senza caloriferi in due stanze: «Li hanno portati via per sostituirli, ma quelli nuovi non sono mai arrivati e ho due stanze, tra cui quella di mio figlio, che sono al freddo». Ma la questione che lo preoccupa di più è un’altra: «Hanno lasciato i tubi in ferro scoperti, mio figlio è autistico e molto vivace: abbiamo cercato di coprirli, ma la paura che possa farsi male e scivolare è grande».
L’azienda

A voler fare chiarezza su compiti e ruoli, così da mettere fine al rimpallo di responsabilità, è anche il presidente dell’Aler, Amedeo Ghidini. Che ricorda che spesso l’ente, a fronte di un bilancio risicato, si trova a dover intervenire a fronte di atti vandalici. «La stragrande maggioranza degli interventi di manutenzione degli ascensori, ad esempio, avviene per porre riparo ad utilizzi impropri o a gesti di deliberato vandalismo: la scorsa estate abbiamo avuto un fermo di due mesi perché sono state segate con un flessibile le porte di accesso». Guardando ai numeri, nel corso del 2024 nel Comune di Brescia, su propri fabbricati, Aler ha realizzato 2.075 interventi manutentivi, spendendo 1.066.167 euro.
I progetti

«Sicuramente l’opera della nostra azienda è perfettibile e migliorabile e siamo qui per farlo» dice Ghidini, intenzionato a verificare puntualmente caso per caso. Per questo da luglio «abbiamo attivato un call center e molti sono i progetti in corso: dai nuovi sistemi di riattamento alla riqualificazione energetica degli immobili, l’inserimento di figure di assistenza all’inquilinato, fino all’ammodernamento delle centrali termiche più importanti e un focus sulle coperture. Ci stiamo muovendo da diversi mesi per risolvere il problema del riscaldamento, per quanto in nostro potere, sui nostri immobili, con un progetto di riqualificazione degli impianti che vada a superare l’attuale schema di distribuzione del calore, troppo sensibile e delicato».
Ma soprattutto per Ghidini c’è un tema chiave da affrontare che non è più rinviabile: «La verità scomoda è che alcune famiglie, alle quali vanno tutta la mia solidarietà e la mia comprensione, sono in oggettiva difficoltà e non sono in condizione di provvedere alle manutenzioni ordinarie a loro carico. Mi chiedo come mai non siano i Servizi sociali del Comune a richiedere una collaborazione tecnica a noi su come intervenire a sostegno di queste fragilità evidenti». Infine, ricorda: «Aler è la prima a voler tutelare il proprio patrimonio e gli inquilini».
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