Dal Brolo di Sant’Anna tre tonnellate di verdura a chi ne ha più bisogno

Oltre tre tonnellate di prodotti dell’orto tra patate, meloni, pomodori, peperoni, melanzane e altre bontà raccolte fino ad oggi al Brolo di Sant’Anna e consegnate – per l’80% – alle famiglie bisognose seguite da Caritas dell’Oltremella, Cooperativa San Giuseppe di Fiumicello, Cisom per i Servizi sociali del Comune, dormitorio San Vincenzo e cooperativa Il Calabrone per le sue mense interne. Nel 2024 erano stati 3.800 i chilogrammi raccolti.
Dove e come
Gli spazi coltivati del primo «orto solidale e inclusivo» nato in Italia sono in via Arimanno, nel quartiere Chiusure in un’area di proprietà del Comune affidata, con un patto di collaborazione, ai promotori dell’iniziativa e dove, oltre a persone fragili, lavorano la terra, innaffiano, tagliano l’erba e raccolgono ogni tipologia di ortaggio e di frutta locali, più di 35 volontari, sotto la guida di un esperto agronomo come Ocildo Stival, coadiuvato da Marcello Scutra e Mauro Pedroni.

Per diffondere conoscenza e promuovere un consumo consapevole in materia di cibo e alimentazione sana, nei giorni scorsi proprio sotto la pergola del Brolo si è tenuto un laboratorio – se vogliamo definirlo, anche didattico proprio nell’ottica del progetto – dedicato alle diverse tipologie di pomodori che crescono nell’orto.
Un appuntamento cui ha partecipato una sessantina di persone molto interessate che ha poi potuto portare a casa – in cambio di un’offerta – delle cassettine contenenti cuori di bue, datterini, pachini o boccette. Quanto raccolto in termini economici servirà a coprire parte delle spese sostenute per l’acquisto della cella frigorifera in cui quanto prodotto dal Brolo viene conservato prima di esser distribuito ai bisognosi, dilatando così le possibili consegne nel tempo.
Il sogno
Ora è poi intenzione dei promotori del Brolo – Auser Insieme Oltremella e Punto Comunità Chiusure, con l’adesione di Slow Food TerreAcque bresciane e Cdq della zona Ovest – di ottenere l’autorizzazione da Comune e Provincia per scavare un pozzo. Al momento una buona parte delle coltivazioni è stata dotata di un sistema di irrigazione a goccia, sfruttando l’acqua della roggia usata anche dai contadini della zona e l’acqua della rete comunale – piuttosto costosa – che viene poi conservata nei serbatoi.
Il pozzo servirebbe per garantire sempre le risorse idriche necessarie alle diverse colture, soprattutto nei momenti di siccità che sempre più di frequente ci troviamo a vivere. Dovrà essere avviata la pratica burocratica e poi si dovranno cercare i fondi che si aggirano attorno ai 20-25mila euro.
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