A Brescia un reato ogni 17 ore: l’ecomafia resta un business miliardario
Un reato ogni 17 ore. È questa la frequenza con cui, nel 2024, la provincia di Brescia è finita in un verbale per illeciti contro l’ambiente: 501 crimini contestati, 519 persone denunciate, 6 arrestate e 125 sequestri. Una macchina del profitto che continua a girare, mentre magistratura e forze dell’ordine scavano – spesso letteralmente – per ricostruire trame di traffici, incendi dolosi, interramenti di rifiuti tossici.
Lo spiegano i numeri del Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente (dati 2024), presentato a Roma: Brescia è la provincia lombarda con più reati ambientali accertati. Basti pensare che, da sola, ne concentra circa il 21,5% di tutti quelli contestati in regione (2.324 in totale). A seguire la nostra provincia è quella di Monza Brianza, ma a grande distanza (172 reati), terza Milano (137).
I numeri
Dietro le cifre, le storie. Ogni mese emergono nuove discariche abusive, scoperte solo grazie a segnalazioni, droni, controlli a campione. Non c’è un censimento definitivo, la mappa è in continuo aggiornamento e – come ha spiegato anche l’Arpa – spesso ogni risanamento portato a termine viene rimpiazzato con un nuovo caso da gestire.
L’indagine dell’associazione fornisce un impietoso affresco. Tre i crimini più pesanti che hanno coinvolto la nostra provincia nel 2024: fauna, cemento e rifiuti. Quello dei reati contro la fauna è un settore che trae profitto dall’organizzazione, gestione e controllo di attività illegali che hanno al centro lo sfruttamento degli animali selvatici e domestici, un business che a livello nazionale è stimato in 3 miliardi di euro. E Brescia ci è dentro in pieno con 134 reati, 102 persone denunciate e 111 sequestri.
Nel mirino c’è poi la piaga dell’abusivismo edilizio, un fenomeno che, tra costruzioni ex novo e ampliamenti significativi, continua a «mangiarsi» aree verdi. Anche in questo caso la nostra provincia non fa purtroppo eccezione, anzi: 78 i reati, 126 le persone denunciate e 5 i sequestri.

Infine, l’antico affaire ciclo dei rifiuti, tra gli illeciti più pericolosi e redditizi commessi dalla criminalità ambientale. Significa che gli scarti vengono trattati in maniera irregolare, «avvelenando l’aria, contaminando le falde, inquinando i fiumi e le coltivazioni». Città e provincia non vantano numeri di cui andare fieri: 74 reati, 103 persone denunciate e 15 sequestri.
Il contesto lombardo
Il quadro complessivo lombardo non è migliore. La nostra regione – prima del Nord Italia e ottava su scala nazionale – conferma la sua vulnerabilità: prima del Nord Italia per crimini ambientali, ottava a livello nazionale, con un incremento del 17,7% rispetto all’anno precedente. La criminalità ambientale si concentra soprattutto nel ciclo dei rifiuti e del cemento. Nel 2024 gli illeciti nel ciclo del cemento sono cresciuti del 14,6%, da 880 a 1.009 casi, portando la Lombardia al quinto posto nazionale per questo specifico reato.
Neanche la legge sugli ecoreati, entrata in vigore ormai da dieci anni, basta a contenere il fenomeno. L’applicazione della norma 68/2015 (che ha introdotto i delitti ambientali nel codice penale) in Lombardia ha prodotto nel 2024 un altro record poco edificante: il secondo posto per numero di reati contestati (144), dietro soltanto alla Puglia. Su questo fronte si contano 247 controlli, 136 denunciati, 4 arresti, 8 sequestri, per un valore complessivo dei beni sequestrati pari a 1,25 milioni di euro, a fronte di un giro d’affari che frutta miliardi.
Sul banco degli imputati, ancora una volta, c’è l’intero ciclo dei rifiuti: dagli smaltimenti abusivi agli incendi dolosi, fino ai traffici illeciti che fruttano ai trasportatori anche 1.500 euro al giorno. E poi ci sono i cantieri che – avverte Legambiente – rischiano di essere gonfiati dai fondi pubblici e di alimentare appetiti e infiltrazioni nel cemento. Lo esplicita Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia: «La fotografia che Ecomafia 2025 dà della Lombardia devono suonare come un forte campanello di allarme. I massicci investimenti pubblici stanziati per la realizzazione di opere pubbliche, edifici e infrastrutture, grazie ai fondi del Pnrr e in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina preoccupano soprattutto nel ciclo illegale del cemento, ma è in generale tutta l’attività di vigilanza e controllo a dover essere potenziata. Il nostro appello è anche ai cittadini, affinché vigilino sui loro territori rinforzando il loro senso di appartenenza e il rispetto per la natura». Un dato importante è che queste cifre non raccontano l’intera storia. Nel conteggio, infatti, mancano i numeri raccolti dai Carabinieri per la tutela dell’ambiente, del patrimonio culturale e del lavoro: una parte del fenomeno resta fuori dalle statistiche ufficiali.
La classifica annuale di Legambiente non è una gara, e nemmeno un primato da rivendicare. È un bollettino che racconta un territorio fragile, appetibile, ancora troppo esposto a interessi criminali. Il dato positivo è che qui i controlli non sono ci sono, ma continuano ad aumentare. Ma descrivono un territorio che le bonifiche e i sequestri faticano ancora a mettere al sicuro.
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