Brescia, reati in calo ma insicurezza in aumento: il paradosso dei dati

Meno reati, più insicurezza: l’«equazione della delittuosità» rimane irrisolvibile. Ne è esempio lampante proprio il territorio bresciano, pur a fronte di dati del Ministero dell’Interno che lasciano poco spazio all’interpretazione: tra il 2014 e il 2024 i reati denunciati sono calati del 21,1%, passando da 56.037 a 44.232. Per la cronaca un trend analogo si registra anche a livello nazionale, con il numero delle denunce, tra il 2014 e il 2024, che scende da 2,81 a 2,38 milioni, con una riduzione di oltre 432mila denunce, pari al -15,4%.
Bastassero i dati, allora non ci sarebbero problemi di sorta. Ma la questione è decisamente più complessa. A cominciare dal fatto che il numero delle denunce non equivale al numero effettivo dei reati commessi, visto che in molti casi questi no vengono segnalati alle Forze dell’ordine. I motivi? Rassegnazione, mancanza di fiducia, o anche paura di ritorsioni. Ma la casistica è davvero varia.
Il report
Analizzando, per la provincia di Brescia, le principali fattispecie di reato nel decennio 2014-2023, risultano in calo i furti, che scendono dai 30.362 del 2014 ai 17.764 del 2023. Una tendenza che riguarda sia quelli in abitazione (-1.840 denunce, -29%), sia quelli negli esercizi commerciali (-785, -29%) e nelle auto in sosta (- 2.544, -59%). Addirittura dimezzati i furti di auto e motocicli.
Rimane sostanzialmente stabile il numero delle rapine (-0,7%), che si riducono nelle abitazioni (-41%) mentre crescono «truffe e frodi informatiche» (+187,6%) e «delitti informatici» (+477,5%).
In forte crescita anche il numero delle denunce per violenza sessuale, che dalle 67 del 2014 salgono a 152 nel 2023, con un incremento del +127%, Riscontro che può essere indice di una maggiore propensione alla denuncia, sollecitata dal forte movimento di opinione per i diritti delle donne e dalle novità normative in materia.
Tra le altre cose, tra gli «altri reati», nel 2023 si contano – non identificati nel 2014 – 369 maltrattamenti contro famigliari e conviventi, 274 atti persecutori (stalking), 22 casi di diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite, 3 casi di costrizione o induzione al matrimonio.
Senso di insicurezza
Ma, come detto, per misurare la sicurezza, bisogna prendere atto che affidarsi alla sola dimensione della safety è sostanzialmente sbagliato, poiché considera solo uno dei fattori che la definiscono, quasi esclusivamente ricondotti alle minacce all’incolumità personale, prodotte dalla criminalità predatoria, trascurando l’incidenza della pluralità di condizioni che concorrono a determinare ansietà, incertezza e insicurezza.
È, invece, necessario confrontarsi con la complessità di un concetto multifattoriale di sicurezza e, quindi, porsi il tema di considerare l’insieme dei fenomeni che determinano insicurezza. In altri termini, si tratta di fare i conti con quegli aspetti di in-security legati alle trasformazioni del mondo economico e del mondo del lavoro e assumere i tratti di incertezza che matura nella difficoltà di orientarsi in un sistema sociale in tumultuosa trasformazione.
Un approccio che trova sintesi nella prospettiva espressa nel «Manifesto di Saragozza», prodotto dai partecipanti al Forum Europeo per la sicurezza urbana: «La sicurezza è un bene comune essenziale, indissolubile da altri beni comuni, quali l’inclusione sociale, il diritto al lavoro, alla salute, all’educazione e alla cultura». Il bene pubblico della sicurezza corrisponde, quindi, al bisogno di essere e di sentirsi sicuri e garantiti nell’esercizio di tutti i propri diritti e non può essere in alcun modo ridotto alla nozione di «ordine pubblico», alla soddisfazione della pur basilare esigenza di protezione dalla criminalità.
La sicurezza, riprendendo un’illuminante definizione del criminologo Alessandro Baratta: «È il bisogno di certezza della soddisfazione dei bisogni», laddove i bisogni si presentano nella forma di diritti, di tutti i diritti per tutte le persone. E, in questa prospettiva, c’è molto da fare.
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