Cosa dice il primo Bilancio di genere del Comune di Brescia

A Brescia si parte da una domanda semplice: dove finiscono davvero le risorse pubbliche quando si parla di genere? Il Comune prova a rispondere con il suo primo Bilancio di genere, uno strumento che scompone numeri, scelte e priorità per capire quanto, consapevolmente o meno, riproduca squilibri. «Non solo un documento tecnico – dice la sindaca Laura Castelletti –: serve per decidere meglio».
Il lavoro prende in esame il triennio 2022-2024 e utilizza gli strumenti del progetto europeo Budget-It. L’ente viene osservato sia come datore di lavoro sia come soggetto che distribuisce servizi e investimenti. Dentro Palazzo Loggia il personale femminile supera il 70%, ma la fotografia non è omogenea: nei ruoli dirigenti ci sono 16 donne e 19 uomini, nei settori sociali la presenza femminile arriva al 99%, mentre i settori della Transizione ecologica e della Polizia Locale vedono prevalere gli uomini. La forbice si allarga con gli strumenti di flessibilità: nel 2024 il part-time ha riguardato 803 donne e 28 uomini. Anche nei congedi di cura la sproporzione è netta: 28 giorni medi all’anno di congedo parentale per le donne, 9,5 per gli uomini. Unico elemento che si discosta dalla tendenza sono i permessi della legge 104: negli ultimi anni gli uomini ne usufruiscono un po’ di più.
La seconda sezione del documento guarda la città in nove ambiti. La popolazione è stabile, intorno ai 200mila residenti (di cui 52% donne), caratterizzata da un forte invecchiamento e da nuclei familiari che cambiano. Nell’istruzione le donne ottengono più titoli terziari, ma restano poche nelle discipline Stem. Nel lavoro, invece, gli uomini prevalgono tra dipendenti e autonomi, e solo un quinto delle imprese attive ha una donna titolare. Forte squilibrio anche nei servizi per la prima infanzia, dove il personale è quasi totalmente femminile.
Violenza di genere
Sul fronte della violenza di genere il gruppo più colpito è tra i 36 e i 45 anni, con un incremento tra 45 e 65 e più della metà delle persone ospitate nelle case rifugio sono minori. Nel bilancio comunale gli investimenti maggiori ricadono sulla qualità della vita e dell’ambiente (83,76% delle spese in conto capitale) e sui servizi a persone e famiglie (13,21%). Uno schema che mostra come la maggior parte degli impatti di genere non passi da interventi mirati, ma da politiche generali.
«La parità deve stare nei fatti – sottolinea l’assessora alle Pari opportunità Anna Frattini –: occorre costruire una politica sistemica che unisca lavoro, istruzione, spazio urbano e servizi di cura». Per Camilla Federici, professionista incaricata, il documento «mette ordine» su tre livelli: Comune come luogo di lavoro, città nei suoi nove ambiti, bilancio riclassificato. Barbara De Micheli della Fondazione Brodolini riassume: «Serve a capire come e perché si spendono determinate risorse». Infine l’assessore al Bilancio, Marco Garza: «È un punto di partenza su cui lavorare».
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