Cronaca

«Il trapianto a 14 anni mi ha reso più forte: aiutiamo il reparto»

La storia Ignazio Bellitti, guarito dalla malattia nel reparto di trapianto di midollo osseo del Civile. Oggi fa il commercialista ed è padre di due figli
L'ospedale Civile di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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«Un periodo che non rimpiango, certo, ma che apprezzo»: sono parole forti quelle che pronuncia Ignazio Bellitti, oggi commercialista e padre di due bimbi piccoli, che quando era un adolescente è passato dalla malattia alla guarigione tra i muri del reparto di trapianto di midollo osseo del Civile, quello che ora sta per essere sottoposto ad una riqualificazione che gli permetterà di salvare altre vite e garantire più privacy e comfort ai pazienti.

Il percorso

«Il mio è stato un percorso piuttosto lungo – racconta il 41enne mentre si sta spostando in auto tra un cliente all’altro in queste settimane caldissime segnate da bilanci e scadenze fiscali –: tutto inizia nel 1999 quando avevo 14 anni; a 18 mesi dal primo ricovero e dalla terapia ho avuto una ricaduta ed è iniziato l’iter per il trapianto. La mia fortuna è stata avere una sorella compatibile al 100%, una cosa non così comune perché c’erano solo il 25% delle possibilità che succedesse. E così dopo 7-8 mesi di terapie e il trapianto sono ritornato alla vita». Un percorso non facile, ancor più da adolescenti: «La seconda volta è stato peggio – racconta Bellitti –: ero in adolescenza avanzata, ero alle superiori e avevo le mie passioni e i miei impegni. Mi sono riscattato grazie allo sport – ricorda –, ho continuato ad allenarmi, seppur con ritmi diversi e questo mi ha permesso di avere un approccio diverso a quello che stavo affrontando».

L’isolamento

In ospedale il giovane Ignazio ha passato un mese intero dopo il trapianto: «Venti giorni di questi in completo isolamento: non potevo avere contatti con nessuno, potevo vedere i miei cari solo attraverso uno schermo e anche il personale sanitario restava per poco tempo con me». E aggiunge: «È stato un momento difficile, ma nella difficoltà mi sono rinforzato: ho sviluppato una forza mentale che non avevo e mi ha motivato permettendomi di guardare le cose in maniera diversa. Da lì mi sono concentrato su me stesso e con impegno mi sono laureato. Prima avevo una mentalità più leggera».

I numeri

Dal 1990 ad oggi sono stati 724 i trapianti di cellule staminali pediatrici effettuati nel reparto Tmo: «È fondamentale rinnovarlo – aggiunge il commercialista che vi torna ogni due anni per dei check up e ogni 5 anni per il controllo dell’attecchimento – perché è fondamentale creare un ambiente più accogliente per chi è in cura. Rende le cose un po’ più facili». Il costo della ristrutturazione completa del reparto, riferimento per più province e nel quale arrivano bimbi da tutta Italia e non solo, è di 1,5 milioni di euro.

L’opera sarà realizzata attraverso il Fondo «Cavaliere del Lavoro Francesco Folonari, Monica e Luca Folonari» aperto alla Fondazione Comunità Bresciana che erogherà 500mila euro e lo stesso farà Ail Brescia; i restanti 500mila euro verranno raccolti con donazioni di privati, associazioni e aziende (c/c intestato ad Ail in Banca Unicredit; Iban: IT48 A020 0811 2280 0010 4184 618 –Causale: Erogazione liberale Tmo pediatrico). Ed è qui che confluirà anche tutto quanto raccolto con la «GdB Run» di questa mattina. L’obiettivo, come dice lo slogan è «mettere le ali a Tom», come Ail ha ribattezzato il reparto giovando sull’acronimo Tmo, personificandolo in un bimbo che ritrova il sorriso.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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