Brescia «fuma» quasi 1.200 tonnellate di sigarette l’anno: dal 2014 c’è un calo
Con il primo «sì» al divieto di vendere sigarette e tabacco ai nati dal 2009 in poi il celebre «fumo di Londra» tenderà nel tempo a diradarsi. La stessa fine potrebbe fare quello di Milano, con la stretta che entrerà in vigore nel 2025. Così come quello di Torino, grazie al recente divieto di fumare all’aperto vicino a bambini e donne in gravidanza e a una distanza inferiore di cinque metri da un’altra persona che non abbia dato consenso esplicito.
E a Brescia, invece, cosa succederà? Nuovi regolamenti, almeno nel breve periodo, «non sono previsti. Sarebbe già una buona cosa - commenta l’assessore con delega alla Salute Marco Fenaroli - riuscire a fare in modo che non si buttino più i mozziconi per terra». Quella del fumo, ad ogni modo, è un’abitudine che si cerca di contrastare con progetti, iniziative e l’azione dei centri per il trattamento del tabagismo molto attivi anche nella nostra provincia.
Come 1.170 auto
Una provincia in cui, nel 2023, sono state vendute 1.170 tonnellate di sigarette, l’equivalente di circa 1.170 Fiat Cinquecento, contro le 1.083 tonnellate di 10 anni prima. Il picco (1.409 tonnellate) è stato raggiunto nel 2014, poi, anno dopo anno, c’è stato un calo a fronte dell’aumento delle vendite del tabacco riscaldato (dai 1.500 chili del 2016 ai 342.600 chili dell’anno scorso) e del diffondersi di altri prodotti come i sigari (passati da 9.300 a tredicimila chili in un decennio), il tabacco «fiuto e mastico» (da 300 a 800 chili sempre in 10 anni), il trinciato (da 41.100 a 62.200 chili) e i sigaretti, la cui vendita dal 2013 si è quasi triplicata (da 10.400 a 28.700 chili).
Il numero di tabaccherie, nel tempo, è aumentato: stando ai dati che ci ha fornito la Camera di Commercio di Brescia (che non contemplano il mondo delle sigarette elettroniche) erano 607 nel 2014, sono 614 ora. Il calo c’è stato in città: erano 131 nel 2014, 128 nel 2019 e sono 124 oggi.
Più ragazze
Il tema è diventato di stretta attualità grazie alla battaglia simbolo della Gran Bretagna che, innalzando ogni anno di un anno il limite di età per l’acquisto delle sigarette, mira a creare una generazione smoke-free. E fa riflettere anche alla luce dei risultati dell’ultimo Global Youth Tobacco Survey, il report coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e condotto ogni quattro anni su un campione di 13-15enni delle scuole italiane.
Emerge, infatti, che uno studente su quattro ha usato almeno una volta nell’ultimo mese un prodotto tra sigarette, e-cig e prodotti a tabacco riscaldato e quasi uno su tre ha fumato una sigaretta classica una volta (o più) nella vita. Per la prima volta, in quanto a percentuale di utilizzo di tutti questi prodotti, le femmine hanno superato i maschi. L’indagine mette, inoltre, in evidenza «una ancora non sufficiente adesione al divieto di fumo nelle scuole, una forte esposizione dei ragazzi al fumo passivo, a casa o in auto, e una grande accessibilità a tutti i prodotti nonostante i divieti». Completano il quadro i dati Hbsc riferiti al 2022 e pubblicati sempre dall’Istituto superiore di Sanità che mettono a confronto l’uso delle sigarette tradizionali e di quelle elettroniche tra gli adolescenti.
Emerge che entrambe le abitudini aumentino con il crescere dell’età. Se fino a 13 anni le prevalenze sono simili, dai 15 anni, però, il fumo di sigaretta risulta più frequente rispetto all’utilizzo della sigaretta elettronica, soprattutto fra le ragazze. La Sardegna è la regione con le prevalenze più elevate per entrambi i fenomeni che si attestano intorno al 17%. In Lombardia il 10,2% degli adolescenti (11-15 anni) dichiara di aver fumato sigarette e il 9,3% riferisce di aver fatto uso di sigarette elettroniche negli ultimi 30 giorni.
Iva e accisa
Quanto, infine, al gettito per lo Stato del comparto dei tabacchi derivante da Iva e accisa dal l’ultimo «Libro Blu» dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli si apprende che nel 2022 sono stati raggiunti i 2,2 miliardi di euro in Lombardia e i 14,5 miliardi in Italia. In evidenza c’è la crescita dei tabacchi da inalazione senza combustione, il cui gettito nel Paese ha superato il miliardo di euro. Quanto, poi, ai prodotti liquidi da inalazione il contributo allo Stato derivante dall’imposta di consumo è stato di 39,6 milioni, contro i 17,7 milioni del 2022.
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