Brescia perde la Corte Tributaria, l’ira degli ordini professionali
«Brescia è la città più importante della Lombardia orientale e la seconda di tutta la regione, non ce lo spieghiamo»: a dirlo sono Severino Gritti e Michele de Tavonatti, rispettivamente, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Brescia e consigliere nazionale dello stesso organismo (nonché ex presidente bresciano).
A lasciarli sbigottiti è il piano nazionale di riorganizzazione delle Corti di giustizia tributaria secondo il quale quella di Brescia è una delle 64 destinate alla chiusura. Secondo il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) e il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt), le corti che si occupano delle pratiche giudiziarie legate al fisco passerebbero così da 103 a 39. Tra queste ci sarebbe anche Brescia, assorbita da Bergamo, un nuovo schiaffo a pochi giorni dall’annuncio ufficiale della chiusura della sede di Brescia della Banca d’Italia.
La reazione
«Non ne capiamo proprio i criteri alla base - dicono Gritti e de Tavonatti - per questo scriveremo al Ministero e a tutti i parlamentari bresciani per far presente le nostre ragioni».
E aggiungono: «Non siamo contrari alle riorganizzazioni, ma questa non ha senso. Sarebbe stata condivisibile un ridisegno che ricalca la geografia della Corte d’appello, tanto per fare un esempio, con Bergamo, Mantova e Cremona. Non è - hanno detto più volte - una questione di campanilismo, ma di logica». E per loro, quindi, non ha senso nemmeno che resti aperta, invece, la Corte di giustizia tributaria di Cremona.
In particolare i commercialisti snocciolano dati e numeri che danno la dimensione del valore di Brescia e i «volumi di attività sviluppata»: «Per cominciare - dice Gritti - gli iscritti all’ordine: 2.300 a Brescia, 1.800 a Bergamo, 600 a Mantova e 500 a Cremona. Questo vuol dire che non è stato ponderato lo spostamento dei professionisti che dovranno andare a Bergamo».
Le espressioni che sono tornate più volte durante la breve conferenza stampa convocata dopo l’annuncio sono: «Non ce lo spieghiamo; non comprendiamo il criterio; ci siamo interrogati e non riusciamo a capire». Insomma è stato un fulmine a ciel sereno per tutti.
Ancora numeri. Mettendo a confronto Brescia e Bergamo non c’è parallelismo che tenga, a cominciare dai ricorsi all’anno: nel 2022 sono stati 1.204 per Brescia e 943 per Bergamo; nel 2023 1.021 per Brescia e 757 a Bergamo. E ancora, per quanto riguarda i giudizi pendenti, a fine 2023 per Brescia erano 2.248, Bergamo arrivava a mille.
Le contromosse
E ora che si fa? Non ci si vuole fermare certo alle lagnanze: intanto Gritti assicura che partirà presto una lettera indirizzata al ministro Giancarlo Giorgetti e ai parlamentari bresciani che conterrà un’analisi precisa della situazione: «Non è nostro compito proporre soluzioni alternative, ma difendere sì».
Questo documento - assicurano - sarà condiviso anche dall’Ordine degli avvocati di Brescia, dal Consiglio notarile di Brescia e da Consulenti del lavoro di Brescia: «è una questione tecnica e professionale - dice de Tavonatti - siamo noi i primi operatori in questo campo».
«L’obiettivo è sfruttare - dice Gritti - lo spazio ad un’apertura dichiarato dal Mef per far loro cambiare idea: la Lombardia merita di più, almeno una Corte di giustizia tributaria in più, ed è giusto che questa sia Brescia per la sua dimensione economica»
E aggiunge: «Questa decisione non trova senso nemmeno se lo guardiamo sotto la lente della politica - sottolinea -: Brescia e Bergamo hanno entrambe amministrazioni contrarie al colore del Governo e della Regione, ma con un valore evidentemente diverso: Brescia vale 1,5 Bergamo, il 20% in meno della popolazione, sia per quanto riguarda la provincia che la città». E infatti la città di Brescia sfiora i 200mila abitanti e 1,2 milioni per la provincia contro 119mila per Bergamo e 1,1 milioni per l’intero territorio.
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