I Comuni in provincia di Brescia dove non si nasce (quasi) più

Se in un martedì mattina si percorre la strada che da Idro porta a Valvestino – circa 20 chilometri – si incrociano tre macchine. L’abbiamo fatto e lo possiamo confermare. Il paese composto da cinque frazioni tra la Valsabbia e il lago di Garda conta circa 160 residenti, poco prima c’è Capovalle che ne ha quasi 340.
È facilmente intuibile che tra questi i bambini scarseggino. Poche persone portano a poche nascite: la deduzione è abbastanza semplice. Tra l’altro, se si guardano i dati Istat, Valvestino e Capovalle non sono nemmeno quelli messi peggio perché nel 2023 nei due paesi sono nati rispettivamente due e tre bambini.
Senza culle
In provincia di Brescia ci sono due Comuni che non hanno registrato nascite nel 2023 (anno degli ultimi dati Istat disponibili): Irma e Magasa. Nel primo paese però è nata una bambina nel 2024, mentre nel secondo l’ultimo fiocco, in questo caso per un maschio, è stato appeso nel 2015. Dieci anni fa. Un lasso di tempo già lungo, ma destinato ad allungarsi ulteriormente, considerando che l’età media in paese è superiore ai 60 anni e gli abitanti sono poco più di 100. «Reali un’ottantina», precisa il sindaco Federico Venturini.
Oltre ai casi estremi, ci sono altre realtà che non vivono un momento particolarmente florido per quanto riguarda la natalità. Una sola nascita è stata registrata ad Anfo, Lozio, Marmentino, Treviso Bresciano e Vione. Il problema è comune a molti piccoli paesi sparsi tra la Valsabbia, la Valtrompia e la Valcamonica: a Provaglio Val Sabbia, Paisco Loveno e Zone (oltre a Valvestino) sono nati due bambini. Così come a Longhena, che nella Bassa non vive una situazione migliore. Nel Bresciano sono 51 i paesi in cui sono nati meno di dieci bambini nel 2023.
Curiosità: se si esclude Brescia (1.417 nati), il comune con più culle è Montichiari, con 207 nascite. In alcuni dei centri più grossi della provincia – come Lumezzane, Palazzolo, Chiari, Desenzano e Rovato – sono nati invece tra i 141 e i 167 bambini. 8.622 in totale in provincia.
Problematiche
Le tre macchine di cui si parlava all’inizio sono un chiaro segno dello spopolamento che caratterizza alcuni paesi, soprattutto quelli delle aree interne. Al di là di una popolazione ormai ridotta ai minimi termini, esistono diverse problematiche che ogni anno abbattono le nascite. È il classico cane che si morde la coda.
Chiudono i bar e le scuole perché ci sono pochi ragazzi, il dottore visita tre ore a settimana perché non ci sono pazienti, e con zero clienti di negozi neanche l’ombra. Senza servizi le poche famiglie rimaste iniziano ad andarsene e nessuno decide di trasferirsi in un piccolo centro che non offre alcun tipo di prestazione od opportunità. Via così a un circolo vizioso che rischia di eliminare dalle mappe moltissimi paesi bresciani.
Per le famiglie vivere nelle comunità dell’Alto Garda e delle Valli è diventato sostanzialmente impossibile. In certi casi la scuola più vicina dista quasi un’ora di auto, un tempo che aumenta se si affronta il viaggio in pullman, ma anche la rete dei trasporti – e la mobilità in generale – rappresentano tasti dolenti. Un pediatra fisso non c’è e non ci sono nemmeno spazi per la socialità dei bambini. Alcuni si aggrappano alla bellezza di luoghi incontaminati e di una vita genuina, ma così è davvero difficile pensare a un’inversione di rotta.
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