Arrestato Giacomo Bozzoli, si stava organizzando per vedere il figlio
In boxer e maglietta. Rannicchiato in fondo al cassettone di un letto matrimoniale. Con i segni delle doghe sul viso. E con a fianco un borsello con 50mila euro in contanti. Così ieri alle 17.45 i carabinieri hanno trovato Giacomo Bozzoli. La sua latitanza è finita dove era iniziata: nella villa di famiglia a Soiano del lago. Non era armato, non ha opposto resistenza e ai militari ha detto: «Sono innocente. Non ho ucciso nessuno». Poi è stato trasferito al comando provinciale dei carabinieri a Brescia e infine alle 22.23 nel carcere di Canton Mombello dove ha iniziato a scontare, con undici giorni di ritardo, la condanna all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, gettato nel forno della fonderia di Marcheno l’otto ottobre 2015.
Intercettato
Secondo le prime ricostruzioni Bozzoli è rientrato in Italia dalla Francia a bordo di un’auto a noleggio, dopo aver lasciato la Spagna «due o tre giorni più tardi rispetto alla partenza della sua compagna e del bimbo». E dalle 5.30 di ieri mattina i carabinieri hanno avuto la certezza che fosse nuovamente a Brescia. Intercettato in quella casa sulla sponda del Garda riempita di microspie, così come tutte le utenze a lui riconducibili - cellulari, tablet ed apple watch - e ai familiari più stretti erano state messe sotto intercettazione. Il 39enne si è tradito mentre si stava organizzando per rivedere il figlio che mercoledì sera gli inquirenti avevano interrogato in audizione protetta. Il bresciano era scomparso dai radar della giustizia dal 30 giugno, quando le telecamere interne del resort Hard Rock di Marbella lo avevano ripreso nella hall. Poi il silenzio, fino appunto alle 5.30 di ieri. Quando un segnale ha fatto scattare i controlli.
«Non si è costituito»
Il primo blitz dei carabinieri in mattinata a Soiano era andato a vuoto, così le ricerche sono state estese nelle altre abitazioni dei Bozzoli tra città e Marcheno. Nel pomeriggio i militari sono tornati sul Garda e dopo due ore di perquisizione tra interno ed esterno della villa, lo hanno trovato nascosto sotto il letto della camera matrimoniale. Ed è stata una sorpresa. «Avevamo certezza che fosse a Brescia, ma non pensavamo si fosse nascosto a casa sua. Non volevamo crederci» è il pensiero di uno degli investigatori. «Siamo assolutamente convinti che non volesse costituirsi. E lo dimostra chiaramente il nascondiglio scelto» spiega il procuratore capo Francesco Prete. All’appello manca la sua Maserati Levante utilizzata la mattina del 23 giugno per lasciare l’Italia. «Non si trova e non ha detto dove l’ha lasciata» assicurano i carabinieri.
Le domande

Perché Giacomo è tornato ed è tornato proprio a casa? Perché quei soldi nel borsello? Domande alle quali il 39enne al momento non ha risposto. «Con la mia famiglia sono andato via per una vacanza, poi dopo la sentenza è cambiato tutto» ha ammesso. Chi indaga è convinto che negli ultimi giorni non abbia mai parlato al telefono con la compagna e il figlio. Troppo alto il rischio.
Però avrebbe visto il bambino a breve. E ha sottovalutato la batteria di sensori, cimici e microspie piazzate dentro e attorno alla villa di Soiano, intestata al fratello Alex, ma dove lui, la compagna Antonella e il figlioletto hanno vissuto dal 2015. E dove si è conclusa la latitanza durata 11 giorni.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
