Arrestato per droga, scarcerato e di nuovo riarrestato: la vicenda

Arrestato due settimane fa, scarcerato ieri mattina dal Riesame e riarrestato nel pomeriggio dal gip su richiesta della Procura. Il cortocircuito della giustizia è servito.
Protagonista, un 27enne di origini albanesi, residente a Torbole Casaglia e finito in manette il 30 ottobre. Per gli investigatori della Guardia di Finanza di Bologna che lo hanno pedinato e poi ammanettato con 12 chili di cocaina in auto, è «un soggetto pericoloso e legato alla criminalità organizzata».
La liberazione
Per il tribunale del Riesame non può però stare in carcere perché l’ordinanza di convalida dell’arresto non è stata tradotta nella lingua madre dell’indagato. Secondo i giudici bresciani del Riesame l’uomo non ha potuto capire gli atti scritti in italiano.
«La mancata comprensione ha di fatto impedito l’esercizio del diritto di difesa non avendo potuto prendere cognizione degli elementi a suo carico» sostiene il Riesame. Che per questo ieri mattina dispone l’immediata scarcerazione dell’albanese. «Il gip al momento dell’udienza di convalida era a conoscenza che l’indagato non sapesse la lingua italiana e, a comprova di ciò, celebrava udienza di convalida avvalendosi di un interprete rintracciato tra i detenuti di Canton Mombello» scrive il Riesame dichiarando nulla l’ordinanza di arresto e accogliendo l’istanza del difensore dello straniero, l’avvocato Stefano Afrune. Al momento di lasciare Canton Mombello il 27enne viene però bloccato.
Di nuovo in cella
«Nuove comunicazioni da Palazzo di giustizia» gli viene riferito. Il motivo è presto detto: in tutta fretta il pm titolare dell’inchiesta Iacopo Berardi chiede d’urgenza l’arresto bis.
«Le accuse sono gravi. Merita il carcere». E il gip Stefano Franchioni firma la nuova ordinanza. Di fatto un copia e incolla di quella di 15 giorni fa. Cortocircuito nel cortocircuito: nel nuovo atto il giudice per le indagini preliminare scrive: «La precedente ordinanza era già stata tradotta ma non risulta essere nel fascicolo».
Smarrimento dell’atto a parte, il caso chiuso? «Assolutamente no. Nelle prossime ore deposito un nuovo ricorso al Riesame» annuncia l’avvocato Afrune che difende il narcotrafficante albanese. «Rispetto a due settimane fa quando venne bloccato in auto oggi non c’è più la flagranza del reato. Manca quindi un prerequisito».
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