Alfredo Bazoli: «Carceri? Dal Governo arrivano solo annunci»

Del triste primato del «Nerio Fischione», della necessità di chiuderlo, di trovargli un’alternativa dal volto più umano, di redarre progetti, di spendere i fondi messi a bilancio si è parlato e scritto molto anche quest’anno. Anche quest’anno sono state più le parole dei fatti apprezzabili. Abbiamo chiesto di fare il punto della situazione ad Alfredo Bazoli, senatore bresciano del Pd nonché membro della commissione giustizia.
Senatore Bazoli, il 2025 sta finendo e per la situazione carceraria bresciana non pare essere cambiato granché. A che punto siamo con il nuovo carcere?
«I fondi ci sono, mancano i progetti. Sappiamo che è stata decisa la costruzione di un’ala nuova a Verziano e, contrariamente a quanto avevamo auspicato, una ristrutturazione di Canton Mombello. Stiamo aspettando un progetto esecutivo. Sotto questo profilo non ci sono grandi novità. Come non ce ne sono quanto all’acquisto delle aree adiacenti a Verziano per realizzare le aree di socializzazione che saranno sacrificate dalla costruzione del nuovo padiglione. Sfumato l’accordo con il Comune, il governo deve provvedere o all’acquisto o all’esproprio di quelle aree. L’ho fatto presente in più occasioni a chi di dovere, ma non sembra muoversi nulla».
Che importanza ha quest’ultima questione?
«Determinante. Una cella dignitosa non basta. Tanto meno se per ottenerla si sacrificano spazi decisivi per la risocializzazione e il lavoro dei detenuti».
Cosa si aspetta sul fronte carcerario dal 2026?
«Che il governo di centrodestra faccia qualcosa e non solo proclami. Nonostante gli appelli di papa Francesco e di papa Leone, del presidente della Repubblica non è cambiato nulla. Sento il ministro della giustizia Carlo Nordio annunciare diversi provvedimenti deflattivi: tipo mandare i detenuti stranieri a scontare la loro pena in patria, i tossicodipendenti in comunità di recupero, fare eseguire le custodia cautelari in luoghi diversi dalle carceri. Ma non vedo nulla di tutto ciò tradursi in pratica. Intanto il sovraffollamento continua ad aumentare, i suicidi in cella hanno raggiunto picchi drammatici e l’Italia rischia una nuova condanna, come quella del 2013».
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