Ai piedi di Armani: in fila a migliaia per omaggiarlo

Come se non riuscisse a lasciarlo andare, Milano si è messa in coda fin dalla prima mattina di ieri per l'ultimo saluto a Giorgio Armani, nel suo teatro in via Bergognone, sede di tante sfilate e, per questi 2 giorni, della camera ardente dello stilista. Erano oltre 6.000 sabato, quasi 10mila ieri i milanesi e non solo che hanno reso omaggio al grande stilista, scomparso il 4 settembre a 91 anni, nel 50/o anniversario dell'azienda che porta il suo nome. Ed erano i suoi dipendenti, che considerava come una famiglia, i più commossi. Anche loro sono tornati a mettersi in fila, in silenzioso omaggio. «Avevo dimenticato di dirgli una cosa», ha detto una storica dipendente, visibilmente commossa, così come Santo Versace.

Sabato era stata la sorella Donatella ad abbracciare la famiglia Armani, ieri è voluto esserci anche lui, a testimonianza di una stima non solo professionale. Armani - ha ricordato Margherita Buy - «era sempre presente, capace di costruire rapporti professionali affettuosi e veri».

Con il mondo del cinema, poi, «Re Giorgio» aveva un legame particolare e non solo per il successo ad Hollywood, ma perché ne era un vero appassionato. «Una volta - ha raccontato Stefano Accorsi - sono rimasto particolarmente colpito perché eravamo a una sua sfilata e avevo appena fatto un film importante, ma anche un altro meno noto, lui ci aveva tenuto a dirmi che l'aveva visto e me ne aveva fatto un'analisi molto precisa. Aveva una curiosità innata e questo l'ha reso grande. C'è tanta gente che lo omaggia e non è scontato: l'affetto non è determinato dalle vendite, è frutto di tutto quello che ha fatto». Armani era capace di grandi atti di generosità, spesso fatti in silenzio, e di una gentilezza spontanea, sincera: «Una sera, durante una cena, gli dissi ‘che bell'orologio che ha’ e lui - ha raccontato ancora l’attrice Margherita Buy - se lo sfilò e me lo diede». Oggi, per i funerali in forma privata, a Rivalta, ci sarà solo la famiglia.