Quanto pesano le lacrime - e il sorriso - di un bambino?

Cosa vedete in un bambino vestito di stracci che porta sopra le spalle un cesto vuoto? Cosa ci sarà stato dentro quel cestino? Come si sentirà dopo una giornata di lavoro? Credete frequenti ogni giorno la scuola? Avrà una casa? E genitori o qualcuno che si prende cura di lui? O dormirà da solo rintanato chissà dove? Cosa mangerà stasera? Qualcosa o niente? Morirà di freddo o di stenti o in qualche modo ce la farà a diventare grande? Siamo certi che a qualcuno verrà in mente di dargli una mano?
Davvero a tutti interessa che tutti i bambini abbiamo da dissetarsi e sfamarsi? Che futuro immaginate per questo essere umano di pochi anni? Radioso, normale, mediamente infelice, nefasto, tragico? Ma che importa, in fondo? È solo un bambino come tanti che transitano in questa vita in estrema povertà e il cui passaggio ci risulta ininfluente, se non nei momenti di coccodrilliasi in cui piangiamo per i mali del mondo, che comunque è buona cosa restino lontani da noi, al fine di non apportare cupezza alla nostra già tribolata esistenza. Giusto, no? D’altronde a che ci porta preoccuparci di questo giovane perdente il cui destino è segnato?
Questo in specifico è un Portarolo, ovvero un ragazzetto in età scolare che fa un lavoro pesante e la scuola con ogni probabilità non l’ha mai vista e mai la vedrà. Non vedrà tante cose, forse nemmeno l’età adulta. Non avrà istruzione, amore, progenie, speranza. Solo rassegnazione, riassunta nell’enorme strappo sulla pancia della sua giacchetta tutta rotta. Ha solo un cesto vuoto e una lacerazione non rattoppabile, che richiama un buco nello stomaco, lo stesso che nel guardarlo dovremmo sentire tutti noi, come un pugno. È una sfilacciatura che parte dall’ombelico e sale fino al cuore, quello che (s’intuisce dal suo sguardo) a questo cucciolo non manca, ma a molti, in genere ben più che maggiorenni, sì.
Comunque tranquilli, questa creatura non ha futuro e per lei non potremmo fare nulla nemmeno se volessimo (rassicurante, vero, questo scarico di responsabilità?), poiché è morta da circa tre secoli, essendo protagonista di un dipinto ora conservato al Museo Civico di Modena e realizzato nei primi del Settecento da Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto.
Decidete voi se questo è un bambino e se non vi spezza il cuore che, a dispetto del suo palese disagio, accenni un sorriso triste e tenero insieme. Chissà come fanno i bambini che soffrono a riuscire a sorridere. Eppure lo fanno, forse perché quando si vive in certe situazioni s’impara presto a ricacciare indietro il pianto. E la fame. «Quanto pesa una lacrima? Dipende: la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra» (Gianni Rodari). E ora dite: quanto pensate debba pesare la terra sulle anime piene di vento di chi ignora le lacrime che i bambini nascondono?
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.