L’alfa e l’omega di Maria e la celeste leggerezza di Andrea

Clementina Coppini
In visita ai monumentali dipinti raffiguranti la Natività della Vergine e l’Assunzione realizzati dal veneziano Celesti nella basilica di Verolanuova
Particolare del dipinto di Verolanuova
Particolare del dipinto di Verolanuova
AA

Hai quasi settant’anni e sei un pittore del Settecento. Lavori con successo a Venezia, poi le cose per un periodo non vanno per il verso giusto e accetti commesse in giro per la bassa bresciana. Ti affidano la realizzazione di due giganteschi dipinti per una cappella laterale a San Lorenzo di Verolanuova. Di 10x5,40 metri ciascuno. E tu, Andrea, con mano sicura (il restauro ha evidenziato i tuoi ripensamenti, per cui un tizio ha tre braccia, un altro due nasi, ma questo non costituisce un limite al tuo talento, anzi), stendi direttamente il colore, partendo dal bianco, su queste enormi tele, con la leggerezza di un ragazzino.

Le opere

Ed ecco le due opere, una dedicata alla Nascita di Maria e l’altra, di fronte, alla sua Assunzione in Cielo. L’inizio e la fine di una vita unica, come è stata la tua. Due tele speculari.

Nella prima, in basso, una dozzina di donne tra cui Mamma Anna, anziana, sdraiata in disparte su un letto, si riprende da un parto fuori età. In centro la giovane nutrice dalle guance rosa, luminosa come una Madonna, con il piede muove una culla ancora vuota (si sta preparando ad accudire la neonata?) e tiene in braccio la piccola, che una ragazzina sta coprendo con un velo bianco, quasi trasparente. Le donne sono affaccendate e la sedia rovesciata di scorcio in primo piano fa intuire che c’è stato trambusto.

Ma ora Lei è nata e tutto è calmo. Il braciere sparge calore e una signora, vista di spalle, sta portando uova e un brodino fumante (c’è proprio il particolare del fumo che sale dal piatto) alla partoriente. In cima c’è l’immagine di Dio, che, con la mano destra sollevata, circondato da angeli, guarda con aria benevola la scena. L’immagine centrale, con nutrice, Baby Maria e un Gioacchino che ricorda San Giuseppe, prefigura la Natività, e non pare un caso. È l’alfa, l’inizio di una vita straordinaria. Di fronte c’è l’omega di quella stessa vita, giunta alla fine.

Ora in basso ci sono uomini, gli Apostoli, più un’anima buona che stende sul sepolcro un velo bianco, quasi trasparente. Sono passati anni, quello è il sepolcro della stessa Maria di prima. Ma ora la bambina di un tempo è una donna e stavolta è lei in cima (nel punto dove nell’altro quadro c’è Dio), mano sinistra e sguardo puntati verso l’alto, circondata da angeli.

Così, Andrea, con sprazzi di luce e stoffe leggere e variopinte (ti piaceva la vivianite, pietra con cui hai creato l’azzurro acquamarina che dopo il restauro spicca nelle vesti di alcuni personaggi) hai saputo descrivere un’intera esistenza. D’altronde il tuo cognome era Celesti, e celeste non è solo il colore che amavi, ma anche ciò che hai saputo trasmettere. Dalla culla al sepolcro in un attimo.

E in questo attimo ci fai comprendere sia la storia di Maria sia il senso profondo di come brilla una vita rivolta verso qualcosa di grande. Come la tua, per esempio. PS Fino a fine maggio ci sarà un ponteggio per aiutare noi comuni mortali ad avvicinarci alla tua pittura. Un ponteggio non può traghettare nessuno nel vero significato della tua arte. Però aiuta.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.