Zappare e coltivare per diventare responsabili e avere cura di sè stessi

I pazienti psichiatrici del Centro psico-sociale di Gardone Valtrompia cureranno l’orto ricavato a Villa Zanardelli a Nave
I volontari preparano l'orto a Villa Zanardelli - © www.giornaledibrescia.it
I volontari preparano l'orto a Villa Zanardelli - © www.giornaledibrescia.it
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Prendersi cura dell’orto per imparare a prendersi cura di se stessi. E, al contempo, sperimentare momenti di socializzazione e condivisione, tra le più potenti fonti di serenità.

A Nave, in una porzione di 230 metri quadri del grande parco di Villa Zanardelli, venerdì alle 10, inaugura un nuovo orto, che sarà coltivato dai pazienti psichiatrici del Centro psico-sociale di Gardone Valtrompia nell’ambito delle iniziative di riabilitazione.

La possibilità di far partire questa iniziativa è sdovuta ad una convenzione sottoscritta tra il Comune di Nave e l’ospedale Civile, al quale il Cps di Valle fa capo, e ha visto la collaborazione di numerosi volontari del posto, grazie alla cui disponibilità sono stati installati l’impianto idrico, i camminamenti e composta una casetta per gli attrezzi.

Lo spazio: sono 230 i metri quadrati a disposizione - © www.giornaledibrescia.it
Lo spazio: sono 230 i metri quadrati a disposizione - © www.giornaledibrescia.it

«Un plauso va agli alpini, al Cai e agli Amici di Villa Zanardelli per l’aiuto offerto nell’allestimento dell’orto e all’azienda agricola Scaratti e a Zubani Piante per averci dato le consulenze e i materiali necessari per avviarlo - afferma l’infermiera Mariuccia Liberini, responsabile del progetto -. Ringraziamo anche la Bcc di Nave per il contributo economico che ci ha donato e i professori Antonio Vita e Giovanni Conte per il supporto nello sviluppo dell'iniziativa».

Già nel 2014 a Villa Carcina era stato sperimentato un orto terapeutico, ma la partecipazione degli utenti del Cps era poi cessata. Ora ci si riprova in un’area immersa nel verde e sempre accessibile alla popolazione. «È anche grazie a iniziative come questa che si combatte lo stigma della malattia mentale - spiega Liberini - che, anche se meno rispetto al passato, tutt’oggi permane». Il progetto proposto a Nave punta ad essere inclusivo: con il tempo saranno coinvolte anche altre realtà del territorio. Inizialmente l’orto vedrà all’opera un solo gruppo composto da 6 utenti, che sono però destinati a raddoppiare.

«Il lavoro pratico e collettivo costituisce una sorta di contenitore dell’ansia - prosegue Liberini -, che viene assorbita anche dall’adattamento ai ritmi della natura e dal fatto di lavorare fianco a fianco con altri». Quella dell’orticoltura è una delle tante azioni riabilitative proposte dal Cps ai pazienti psichiatrici con il duplice obiettivo di recuperare la mobilità e potenziare le risorse cognitive.

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