Zaki «divisivo»: non sarà testimonial al Festival della Pace in novembre

Castelletti: le sue parole su Israele non rappresentano il messaggio che Brescia vuol trasmettere. Centrodestra: via anche il premio
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FESTIVAL DELLA PACE, NO A ZAKI
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Patrick Zaki non sarà il «volto testimonial» della giornata di inaugurazione del Festival della Pace di Brescia, di scena dal 10 al 25 novembre. 

L’attivista egiziano, studente universitario a Bologna, a lungo incarcerato nel suo Paese e liberato qualche mese fa, non verrà nemmeno nella nostra città, come invece era in programma, il 20 novembre a presentare l’autobiografia «Sogni e illusioni di libertà», in uscita oggi. A sancirlo con fermezza è stata la sindaca Laura Castelletti, che ha così di fatto ritirato l’invito mandato a Zaki nelle scorse settimane dal presidente del Consiglio comunale, Roberto Rossini. La scelta è stata ufficializzata nel corso dell’incontro organizzativo, dedicato al tradizionale festival, convocato e andato in scena ieri pomeriggio. 

Unità

La decisione della numero uno di Palazzo Loggia ricalca la linea scelta dall’Amministrazione sul «no» all’esposizione della bandiera bianca e blu con la Stella di Davide in sostegno di Israele: «L’appello che come sindaca di Brescia mi sento di fare, rappresentando le diverse anime della nostra città, che è storicamente una città di pace - aveva rimarcato Castelletti - è per un’immediata risoluzione del conflitto. In Loggia sventolerà la bandiera della pace, perché sono fermamente convinta che tutti ci potremo unire e riconoscere sotto i suoi colori». 

L’unità e la via diplomatica sono per l’Amministrazione comunale i messaggi e i valori chiave da sostenere in questo drammatico momento che vede Gaza sotto assedio. In questo contesto, l’attivista egiziano sarebbe, al contrario, una figura divisiva: per questo, secondo la Loggia, non può rappresentare appieno la voce del messaggio che la città intende trasmettere. Il cambio di passo e la revoca dell’invito, infatti, nascono sulla scia delle recenti dichiarazioni rilasciate da Zaki stesso a poche ore dall’attentato terroristico rivendicato da Hamas: attraverso un post pubblicato sui social l’attivista definisce il premier israeliano Benjamin Netanyahu «un serial killer»

La protesta

Nel frattempo, la «disputa araldica» non si placa. E il centrodestra, anche in vista del Consiglio comunale di lunedì 16, reitera la richiesta di revocare a Zaki anche il premio «Brescia per la pace». Lo fa attraverso un ordine del giorno urgente, depositato formalmente ieri pomeriggio. «In questo momento storico, in seguito anche ai recenti attacchi terroristici perpetrati da Hamas ai danni di civili israeliani, riteniamo che la presa di posizione a difesa dello Stato di Israele e della sua popolazione non ammetta ambiguità - scrivono Fabio Rolfi, Mattia Margaroli, Paolo Fontana, Massimiliano Battagliola e Massimo Tacconi -. Brescia è da sempre una città di pace e di promozione dei diritti e riteniamo che sia incompatibile assegnare un premio di Pace a chi definisce serial killer il premier di uno Stato alleato e democratico, così come definire forze di occupazione gli israeliani che si stanno difendendo». 

L'obiettivo dell'ordine del giorno è impegnare il sindaco e l'intero Consiglio comunale a farsi «parte attiva con il Comitato del Festival della Pace» al fine di revocare il riconoscimento conferito a Zaki nel 2021. Questo perché - rimarca il centrodestra - «siamo fermamente convinti che la promozione della pace debba basarsi su valori di tolleranza, comprensione reciproca e solidarietà, e che le dichiarazioni contrarie a tali princìpi non possano essere premiate in un contesto dedicato alla pace». Si prospetta un Consiglio comunale movimentato

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