Wrestling, dalla tv anni '80 ai ring bresciani

Il lottatore Stefano Tevini racconta i segreti dello sport-show. A Brescia tre lottatori membri della Icw.
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Trentuno anni, centocinque chili distribuiti su un metro e settantacinque. Sguardo profondo, una stretta di mano al contempo ferma e gentile. Stefano Tevini, bresciano, laureato in filosofia e innamorato della letteratura, nella vita fa l'impiegato. Ma quando stacca e si slaccia la cravatta va in palestra e si allena. Tra prese, schiacciamenti e rimbalzi sulle corde. Quando combatte entra nel personaggio, il termine tecnico è «gimmick», ed è «complicato ed estenuante come se fosse una lezione di teatro». Stefano diventa L'Onorevole Beniamino Malacarne, lottatore di wrestling.

Non è il solo, nella nostra città, ad essere membro della Icw, Italian Championship Wrestling (www.icwwrestling.it), una delle principali federazioni italiane che organizza combattimenti-show di quella disciplina che, dall'America, fa sognare eserciti di adolescenti. Nel nostro territorio ci sono anche Sexy G., suo allenatore e primo campione italiano dei pesi leggeri, e l'astro nascente Mark Fit.

Quanta verità, quanta finzione, quanto teatro e quanta azione nello show che nelle nostre tv è arrivato con l'acronimo Wwe (prima Wwf)? Stefano, wrestler dal 2008 - «ma il mio debutto fu nel 2010, con il personaggio Nero il Cacciatore» -, ci apre una finestra tutta bresciana sul mondo magico dei calci volanti e dei salti dalle corde. E spiega che di tutto si tratta, fuorché di uno scherzo.

«Il lottatore non è un pupazzo, il wrestling è disciplina e allenamento: minimo 3 giorni in palestra tra pesi e cardio-fitness e 2 sul ring. Davanti al pubblico si presenta solo chi ha forza fisica, rispetto, esperienza e fegato. Bisogna saper combattere senza oltrepassare i limiti di sicurezza e al contempo intrattenere senza scadere in atteggiamenti da farsa. Non è roba per esaltati. Entri nel ring e la soglia di attenzione deve essere qua» afferma, mentre si porta la mano quaranta centimetri sopra la testa. Quando si combatte ci si trasforma in un personaggio che, per funzionare, «deve essere una convincente estensione della propria personalità».

Tevini, con Malacarne, fa parodia della figura del politico corrotto che, dal Parlamento al ring, architetta ogni trabocchetto per portare a casa la vittoria. Ma il combattimento non è uno scherzo. Al di là della concentrazione «ci sono le botte che, nonostante l'addestramento, alla lunga usurano. Quando rientri negli spogliatoi, mentre ascolti nel vapore delle docce i consigli dei wrestler più esperti, senti l'adrenalina scemare e lasciare spazio al dolore».

Comunque un'esperienza di una forza devastante. Tanto che viene voglia di trasformarla in un racconto. «Backstage» è solo una delle opere di Stefano, che fa parte dell'associazione Anonima Scrittori, tiene corsi di scrittura e sta lavorando a un progetto sulla storia del Carmine. Sempre con rigore, disciplina e il culto della tecnica, che è «chiave dell'arte». Sia della lotta che della letteratura.

Daniele Ardenghi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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