Verso il Catasto degli incendi a Brescia, divieti e accordi con i privati

Sulla Maddalena bruciati 292mila mq. Cominelli: «Un’associazione fondiaria per la manutenzione»
MADDALENA, BRUCIATI 292MILA MQ
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Sono oltre 292mila i metri quadri di bosco andati in fumo sul monte Maddalena lo scorso inverno. Due mesi di fuoco durante i quali - dal 17 gennaio al 22 marzo - sono stati registrati cinque diversi roghi, oltre a un principio di incendio. Una vera e propria emergenza, che fino a pochi anni fa apparteneva soprattutto al Sud Italia e che negli ultimi tempi - specie nella stagione invernale - ha cominciato a interessare il Nord e dunque anche Brescia.

Gli episodi

La montagna cittadina resta una delle aree naturali più osservate, anche alla luce degli eventi recenti: basti pensare che tra il 17 e il 18 gennaio sono stati bruciati ben 113mila metri quadri tra prati arborati, boschi e castagneti da frutto. Un mese dopo, nei tre giorni a cavallo dell’inizio di primavera - il 20, 21 e 22 marzo - un’altra imponente serie di lingue di fuoco ha avvolto il versante della Maddalena che guarda a Mompiano, ardendo ben 162mila metri quadri di bosco.

Un danno ambientale, sociale ed economico enorme che ha spinto la Loggia a valutare l’istituzione del Catasto degli incendi boschivi, approvato dalla Giunta lo scorso primo giugno. E dire che la Regione Lombardia aveva collocato Brescia nella «Classe di rischio 2» (su una scala da 1 a 5), caratterizzata da una bassa frequenza di incendi con eventi che si manifestano solo in condizioni eccezionali.

Qualcosa, evidentemente, sta però cambiando. E l’intento degli amministratori ora è chiaro: applicare divieti e prescrizioni nelle aree più a rischio, così come previsto dalla Legge quadro del 2000.

«Inizialmente il Catasto era stato frainteso - spiega l’assessore all’Ambiente Miriam Cominelli -: non si tratta di una mappatura di aree private a rischio incendi ma di una mappatura di aree che sono già state interessate da roghi, comunicate formalmente dai carabinieri forestali. È stata una necessità dopo l’incremento di episodi». Le interdizioni che permette di applicare il nuovo Catasto degli incendi boschivi di Brescia sono diverse: dall’impossibilità di costruire edifici, strutture, infrastrutture - se non previsto prima dell’avvenuto incendio al divieto per cinque anni delle attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, se non autorizzate dal Ministero. Dal divieto di pascolo e caccia per dieci anni a quello della raccolta dei prodotti del sottobosco per tre anni.

Prima, però, è previsto un periodo di analisi. «Prima della pubblicazione definitiva del Catasto raccoglieremo eventuali osservazioni sulla perimetrazione, perché vengono limitate alcune attività nelle aree e bisogna essere il più possibile precisi. Ma questo strumento ci permetterà anche di avere un quadro della problematica più ampio e preciso», continua Cominelli. E poi c’è l’agognata questione dell’equilibrio tra aree pubbliche e private sulla stessa Maddalena.

La montagna dei bresciani è caratterizzata in prevalenza da proprietà private, una specificità che da un lato limita la possibilità di incendi diffusi e dall’altra rende più complessa la manutenzione. A partire da questa riflessione la Loggia sta lavorando - come già annunciato mesi fa - ad un’unione d’intenti tra pubblico e privato, per il bene comune. Per il momento sono stati individuati tra i 30 e i 50 privati proprietari di aree sulla Maddalena.

Con loro la Loggia avvierà presto un confronto. «Stiamo lavorando alla costituzione di un’associazione fondiaria, per coinvolgere i privati nella corretta manutenzione del bosco. Già facciamo questo tipo di attività ma serve un maggiore coinvolgimento e più sinergia», conclude l’assessore Cominelli.

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