Vaccino, per 5.611 bresciani esonerati un certificato alternativo

Non possono ricevere la somministrazione anti-Covid, e quindi ottenere il Green Pass, per una serie di motivi. Ecco i casi
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GREEN PASS PER GLI ESONERATI
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C’è chi ha avuto una reazione allergica, chi ha contratto il virus dopo la somministrazione della prima dose o, ancora, chi ha patologie per le quali è sconsigliata l’iniezione anti-Covid. È la platea degli esonerati dal vaccino anti Covid: chi vi rientra non è un no vax, ma non può ricevere la somministrazione. A Brescia non sono pochi: si tratta di ben 5.611 persone (la maggior parte fra i 40 e i 49 anni) che, a vario titolo, per il momento non sono idonee. Tutte «condannate» a un rosario di tamponi per poter accedere agli spazi altrimenti off-limits senza il Green pass, quindi? No. C’è un iter ad hoc che consentirà loro di avere un certificato alternativo, sempre e solo su indicazione del medico.

Chi rientra in questa categoria

Il primo caso riguarda gli esclusi dalla campagna vaccinale per una questione di età: ad oggi, infatti, per la fascia di età 0-12 anni la profilassi non viene eseguita e, dunque, per loro non sono necessari certificato ed esito negativo del tampone. La seconda categoria riguarda le donne in gravidanza, per le quali tuttavia la vaccinazione anti Sars-CoV-2 non è controindicata (come pure non lo è in fase di allattamento). Qualora però, dopo la valutazione medica, si decida di rinviare le somministrazioni, alle future mamme potranno però essere rilasciati i certificati di esenzione temporanea. A chiarire le altre circostanze è sempre la circolare del Ministero della Salute, firmata dal direttore generale della Prevenzione, l’infettivologo Giovanni Rezza, che cita alcuni esempi. È esentato chi ha avuto una grave reazione allergica dopo la prima dose o è allergico a una componente del vaccino. Questa rara situazione «si verifica quasi sempre entro 30 minuti dalla vaccinazione, anche se sono imputabili al vaccino i casi di anafilassi insorti entro le 24 ore». In caso di reazione allergica grave alla prima dose «si può considerare la possibilità di utilizzare un altro vaccino per completare l’immunizzazione, tuttavia è opportuno effettuare una consulenza allergologica e una valutazione rischio-beneficio individuale».

Quindi, la sindrome di Guillain-Barré, che è stata segnalata molto raramente in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria: se insorge entro sei settimane dal vaccino, «senza altra causa riconducibile, è prudente non eseguire ulteriori somministrazioni dello stesso tipo di vaccino. In tali situazioni va considerato l’utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione» scrive Rezza. Ci sono poi i rari casi di miocardite nei vaccinati con Pfizer e Moderna: in queste situazioni «la decisione di somministrare la seconda dose deve tenere conto delle condizioni cliniche dell’individuo e deve essere presa dopo consulenza cardiologica e un’attenta valutazione del rischio-beneficio».

Categorie esaurite? Non proprio. La circolare specifica infatti che si tratta di esempi «non a titolo esaustivo». In generale - puntualizza la nota - una vaccinazione non deve essere somministrata «quando è presente una controindicazione perché il rischio delle reazioni avverse è maggiore dei vantaggi», come pure è bene segnalare una precauzione, perché «può essere necessario approfondire il singolo caso valutando il rapporto beneficio-rischio». Infine, ci sono i volontari del vaccino Reithera, che ha fermato la sperimentazione a maggio: «Con particolare riguardo a coloro che hanno ricevuto una sola dose, e in attesa delle indicazioni relative alla loro vaccinazione con uno dei vaccini approvati da Ema, potrà essere rilasciato un certificato di esenzione temporanea».

Cosa fare

Fino al 30 settembre, salvo ulteriori disposizioni, le certificazioni potranno essere rilasciate (sempre a titolo gratuito) direttamente dai medici vaccinatori (tradotto: i medici in servizio negli hub) o dai medici di famiglia o pediatri dell’assistito, solo ed esclusivamente se operano nell’ambito della campagna di vaccinazione anti Sars-CoV-2. L’utente dovrà dunque effettuare normalmente la prenotazione sul portale o attraverso il call center dedicato alla campagna vaccinale, esattamente come coloro che possono effettuare l’iniezione. Sarà il medico in servizio nei poli, infatti, ad approfondire il caso e ad emettere, qualora ci siano le condizioni, il certificato che «vale» come Green Pass. I certificati possono essere rilasciati in formato cartaceo e avranno per ora la scadenza del 30 settembre, salvo ulteriori disposizioni. La validità del Pass, «sulla base delle valutazioni cliniche, verrà aggiornata quando sarà avviato il sistema nazionale per l’emissione digitale» al fine di «consentirne la verifica digitale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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