Usura ed estorsione: a denunciare un imprenditore bresciano

Il bresciano ha raccontato di essere stato vittima di estorsione messa in opera da due che avevano rilevato un suo debito
"ATTO FINALE", USURA ED ESTORSIONE
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L’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Brescia è stata avviata nel dicembre 2020, quando un libero professionista residente nel Bresciano, esasperato e stremato dalle continue minacce e pressioni psicologiche patite, aveva deciso di denunciare.  Nei mesi precedenti trovandosi in difficoltà post lockdown aveva chiesto soldi a soggetti legati a cosche della ‘Ndrangheta.

Il bresciano ha raccontato di essere stato vittima di estorsione messa in opera da due persone le quali dopo essersi proposte per intermediare un debito economico di 50mila che il bresciano aveva con un imprenditore estraneo all’inchiesta, lo avevano costretto a versare con diversi bonifici a loro favore la somma complessiva di 19.500 euro di interessi oltre ai 45mila euro giá consegnati in contanti. Dalle indagini è emerso che diverse persone legate all’associazione di matrice 'ndranghetista operavano nella provincia di Brescia commettendo frodi fiscali e reati di riciclaggio ed usura.

In Procura, durante la conferenza stampa per svelare i retroscena dell'operazione, è stato confermato che nel Bresciano è attiva una rete fitta della «criminalità Organizzata che si muove con riserva di violenza». 

Sono 19 persone in tutto le persone coinvolte: «Il comune denominatore dei casi é evocare con gli imprenditori casati di appartenenza per ottenere quanto richiesto». In particolare sono 4 gli imprenditori offesi per cui si stanno organizzando misure di prevenzione e sicurezza.

Il procuratore capo di Brescia Francesco Prete ha sottolineato come esista un «rapporto perverso tra imprenditori e criminalità organizzata nell'emissione di fatture false e nel riciclaggio di denaro illecito».

«I criminali sono stati capaci di individuare la parte più debole dell'imprenditoria e avvicinarsi a loro proponendosi come mediatori - ha spiegato il tenente colonnello dei carabinieri Francesco Tocci -. Purtroppo abbiamo trovato nelle fasi iniziali anche omertà da parte degli imprenditori»

«Gli imprenditori si illudono di poter trattare alla pari con i mafiosi - ha concluso Prete -, ma non hanno capito con chi hanno a che fare. Alcuni cercano contatti con pregiudicati e sottovalutano i rischi».

«Ci siamo accorti che la cosca Facchineri si è radicata in modo stabile nel territorio e svolge attività in settore diversi - ha aggiunto Marco Garofalo, dirigente Sco Polizia -, dalle tradizionali zone dell'hinterland Milanese è stabilmente attiva anche nel Bresciano. Non è una derivazione al nord, ma una realtà del territorio che punta non solo al controllo dell'economia criminale ma anche a di quella sana».

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