Una webserie girata negli abissi della Leonessa

Brescia Underground torna su YouTube per raccontare i fiumi sotterranei
La webserie di Brescia Underground
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Una webserie dagli abissi della città. Immagini «raw», grezze per dirla con i videomaker, per raccontare in un gioco «a 16 bit» quello che si cela sotto la superficie della Leonessa. É l’ultimo progetto di Brescia Underground, l’associazione che da 12 anni esplora fiumi, canali e vie d’acqua sommerse del capoluogo. E «Sixteen bit» è appunto il titolo della serie di cui da ottobre sono state realizzate le prime due puntate (più un episodio zero), postate su YouTube e accessibili da www.bresciaunder ground.com.

Un’etichetta quella scelta da Andrea Busi e compagni - un manipolo di avventurosi trentenni col pallino della storia e una passionaccia per la riscoperta di quello che sta sotto asfalto e tombini - che rimanda alla loro adolescenza: «Negli anni '90 - spiega Busi - siamo cresciuti tutti tra oratorio e sale giochi, alle prese con i videogame le cui musiche abbiamo scelto come colonna sonora, tratte da giochi di Amiga, Commodore e simili, tutte a 16 bit, appunto». E da un videogioco nella finzione muove l’avventura narrata nella serie: due amici impegnati in una sfida con un classico arcade. Ma il tempo è tiranno. E un’altra sfida chiama da sotto un tombino (da cui spunta a sorpresa una bottiglia di quello buono) o oltre la misteriosa porta rossa che dà accesso all’antico partitore del Serraglio, in centro, dove Bova, Celato, Garzetta e Molin del Brolo incrociano i loro destini. La stessa porta rossa varcata dalle migliaia di visitatori - giunti dalla Leonessa e dal mondo - che Brescia Underground porta quasi ogni weekend a esplorare le acque sommerse.

La webserie, girata con macchine reflex per le soggettive e con microcamere GoPro per le panoramiche, deve la regia ad Andrea Busi e ad Andrea Marchina (MrSheepOriginal), che cura anche il montaggio. Ed è nata «proprio per consentire anche a chi non scende assieme a noi di scoprire questa città segreta» racconta sempre Busi, che ci tiene a sottolineare le tante gag e l’ironia di fondo (la stessa dei sottotitoli in inglese che accompagnano ogni dialogo). Una scelta diversa dopo la raffinata esperienza di «The Bucs» (da vedere, sempre sul Tubo): «Per noi è un autentico divertimento realizzare queste puntate, e contiamo di proporne una al mese».

Ora dopo il viaggio lungo «Garzaland» e oltre «The red door» è annunciata l’esplorazione del Dragone. Ma già c’è l’intenzione di esportare il progetto: «Abbiamo amici a Milano, Mantova, Cremona e ci piacerebbe realizzare webserie anche nelle loro città». Anzi, sotto le loro città.

Gianluca Gallinari

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