Una sola dose ai guariti, 40mila quelle risparmiate nel Bresciano

Tanti sono i bresciani infettati negli ultimi sei mesi e che possono evitare di fare il richiamo
Le persone che hanno avuto l’infezione negli ultimi sei mesi possono essere vaccinate con una sola dose - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Le persone che hanno avuto l’infezione negli ultimi sei mesi possono essere vaccinate con una sola dose - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Sono 54mila solo nel Bresciano, quasi 520mila in tutta la Lombardia, le persone che in un anno di pandemia si sono immunizzate perché contagiate dal Sars-Cov-2. Tuttavia, coloro che sono guariti dallo scorso settembre ad oggi, dunque che hanno sviluppato l’infezione negli ultimi sei mesi, sono circa 41mila.

Chi sono. Numeri che comprendono sia chi ha avuto la malattia Covid, sia gli asintomatici. Ebbene, per l’«esercito» dei guariti il ministero della Salute ha dato il via libera alla possibilità di somministrare un’unica dose di vaccino anti-Covid, senza dunque effettuare il richiamo. Questo comporta un significativo risparmio di dosi utili per continuare la campagna. Una dose purché «la vaccinazione venga eseguita ad almeno tre mesi di distanza dalla documentata infezione e, preferibilmente, entro i sei mesi dalla stessa». L’indicazione è contenuta in una nuova circolare firmata dal direttore della Prevenzione del Ministero, Giovanni Rezza, in linea con la posizione in tal senso già espressa sia dal Consiglio superiore di sanità sia dall’Agenzia italiana del farmaco. Attenzione, però. La possibilità di «fermarsi» ad una sola dose non è valida per chi ha particolari problemi di salute.

Non per tutti. Si legge nella circolare: «L’unica dose non è da intendersi applicabile ai soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria, a trattamenti farmacologici. In questi soggetti, non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da Sars-Cov-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta (doppia dose per i tre vaccini ad oggi disponibili)». Come è noto, tuttavia, a fronte dei 54mila guariti ufficiali censiti nel nostro territorio - molti di questi si sono infettati durante la prima ondata, dunque più di sei mesi fa e, dunque, dovrebbero comunque essere vaccinati - ci sono molte altre persone che sono state infettate dal virus senza aver sviluppato alcun sintomo e, quindi, nella maggior parte dei casi, senza aver eseguito alcun tampone molecolare che ne diagnosticasse la positività. Per saperlo, dovrebbero essere sottoposte al test sierologico per individuare la positività anticorpale. In questo caso, le indicazioni del Ministero sono di evitare qualsiasi percorso di verifica.

Due dosi per chi non lo sa. Scrive: «Come da indicazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità, l’esecuzione di test volti ad individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale». In sintesi, a chi non sa di essere stato positivo al virus, devono essere somministrate le due dosi previste così come da indicazioni delle case farmaceutiche hanno sviluppato il farmaco. La circolare del Ministero sottolinea che, in ogni caso, il via libera ad una sola dose di vaccino per i guariti del Covid «potrebbe essere oggetto di rivisitazione qualora dovessero emergere e diffondersi varianti di Sars-Cov-2 connotate da un particolare rischio di infezione». La situazione è in costante evoluzione. Al momento, quelli autorizzati dalle autorità regolatorie europea e italiana sono tre: Pfizer, Moderna e AstraZeneca e per tutti serve il richiamo. Il vaccino della Johnson&Johnson - il via libera dell’Ema europea forse già l’11 marzo - richiede una singola iniezione per attivare la risposta immunitaria.

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