Un Bel Paese «ghiotto» di fake news

Il 29,7% degli italiani nega l’esistenza delle «bufale» denunciando le macchinazioni di qualche «gomblotto»
Le bufale sui social corrono veloci
Le bufale sui social corrono veloci
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Ci sono delle classifiche in cui sarebbe meglio non primeggiare. Come quella del terzo (e rigoroso) Rapporto ItalCommunications-Censis «Disinformazione e fake news in Italia», con le sue percentuali impietose: il 20,2% dei nostri connazionali che ammette di non possedere competenze adeguate per riconoscerle, e il 61,1% che ritiene di averle solo parzialmente. E, ancora, il 29,7% che ne nega l’esistenza, denunciando le macchinazioni di qualche «gomblotto».

Insomma, la smobilitazione cognitiva, complice il disordine informativo, compie ulteriori passi da gigante. Una prospettiva disastrosa destinata ad acquisire un carattere ancora più sistemico a causa della diffusione generalizzata dei sistemi di intelligenza artificiale.

Si tratta, dunque, di una sfida nel vero senso della parola per tutti coloro - dal mondo politico a quello culturale e ai media - che devono garantire il corretto funzionamento dei meccanismi di governance delle democrazie liberalrappresentative.

Ma tutti ci dobbiamo mettere del nostro, e di fronte a questa epocale minaccia di regressione culturale ciascuno dovrebbe impegnarsi di più: a leggere, verificare, documentarsi, riflettere. E ora si capisce anche meglio perché l’Italia, purtroppo, rappresenti troppo spesso il fanalino di coda nelle classifiche sulla lettura e la padronanza degli strumenti del pensiero critico.

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