Un anno di pandemia: J come Johns Hopkins (mappa)

Forte dei suoi 145 anni di storia, l'ateneo americano vanta 29 premi Nobel tra i laureati. Ma nella pandemia è stata resa nota da una mappa
La mappa della pandemia elaborata e aggiornata dalla Johns Hopkins University - © www.giornaledibrescia.it
La mappa della pandemia elaborata e aggiornata dalla Johns Hopkins University - © www.giornaledibrescia.it
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Johns Hopkins (mappa)

La Johns Hopkins è una prestigiosa università del Maryland che si fregia del titolo di prima università di ricerca in America. Forte dei suoi 145 anni di storia, vanta nel complesso 29 premi Nobel tra i suoi laureati. Dati che si reperiscono facilmente sul sito internet istituzionale. Eppure non è per l’impegno profuso nello sviluppo delle scienze dal lontano 1876 che il largo pubblico su scala mondiale ha oggi qualche confidenza con il suo nome. Confidenza che è invece ricondurre ad un planisfero digitale a suo modo unico.

Si deve alla facoltà di Medicina e in particolare agli esperti di Salute pubblica dell’ateneo, l’istituzione di quella mappa che i media di tutto il mondo hanno adottato come bussola per monitorare l’andamento della pandemia a livello globale. Quella grande effige della terra con profili rossi su sfondo grigio scuro che ogni giorno ci raccontano quanti contagi, quante croci, quante variazioni di equilibri instabili il coronavirus ha portato Paese per Paese. Senza soluzione di continuità da un anno a questa parte.

Delle preziose informazioni si sono avvantaggiati anche esperti di tutto il mondo, istituzioni come l’Oms, epidemiologi che nel Coronavirus Resource Center, che è papà della mappa, hanno trovato un punto di riferimento qualificato. Tanto che la mappa stessa ha guadagnato anche un articolo specialistico sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet. C’è un dettaglio in tanta formidabile capacità di calcolo e di resa infografica che mi ha colpito. Nella pagina in cui si dà conto delle origini del progetto viene riportato semplicemente che la mappa è attiva dal 22 gennaio. Senza l’anno. Come se non dovesse essercene un secondo a mischiare la propria pagina del calendario con il Sars-Cov2. Il mese scorso, invece, questa involontaria e implicita previsione, seminascosta fra le pagine di una cattedrale di dati, è stata purtroppo smentita.
Gianluca Gallinari

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