Uccide l’amico e vaga col cadavere in auto per 24 ore

La ricostruzione del delitto di Guido Bettoni, 37 anni, nella confessione del suo assassino, il 42enne Lamberto Lombrici
LA DROGA, LA LITE E L'OMICIDIO
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Alla fine non ce l’ha fatta più. Troppo pesante da sostenere quel segreto custodito in un silenzio durato quattro giorni. Nel corso dei quali ha per giunta tenuto il cadavere dell’amico per 24 ore in auto, vagando per il Bresciano prima di seppellirlo dove sapeva che nessuno lo avrebbe potuto trovare. Alla fine, messo alle strette dai carabinieri e dagli inquirenti della Procura, Lamberto Lombrici ha confessato l’omicidio di Guido Bettoni.

«Abbiamo litigato, lui ha impugnato un coltello, io mi sono difeso, gliel’ho sfilato e l’ho colpito» ha raccontato il 42enne. La famiglia della vittima solo ieri mattina aveva sporto denuncia di scomparsa. La madre è componente della famiglia Medeghini, a capo dello storico caseificio bresciano, crollato sotto i colpi della crisi economica e di operazioni finanziarie che hanno portato al fallimento prima e all’arresto di diversi membri della famiglia poi.

Lamberto Lombrici, in un'immagine tratta dal suo profilo Facebook - © www.giornaledibrescia.it
Lamberto Lombrici, in un'immagine tratta dal suo profilo Facebook - © www.giornaledibrescia.it

Guido, 37 anni, è stato ucciso venerdì sera nella casa di famiglia, in via Benacense, in città. «Per motivi di droga. La vittima era il fornitore e l’omicida il consumatore» è la ricostruzione degli inquirenti. Il medico legale ha stabilito che sono almeno 15 le coltellate inferte. Dopo il delitto, l’omicida ha pulito ogni traccia, nascosto il cadavere in un piumone e poi infilato il tutto nel baule dell’auto dove è rimasto per un giorno interno.

Sabato notte, 24 ore dopo averlo ucciso, ha seppellito l’amico nelle campagne di Ghedi, nei pressi di una cava. Dopo la confessione ha portato lui stesso gli inquirenti sul posto. «Senza le indicazioni non saremmo mai arrivati in quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Il caso non l’avremmo risolto» ha ammesso il procuratore aggiunto Sandro Raimondi che ha coordinato le indagini.

«L’indagato ha ceduto dopo che gli abbiamo contestato una serie di anomalie» ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Luciano Magrini. «C’erano tracce di sangue in auto, sulla stessa vettura mancava la parte che copre la ruota di scorta e anche in casa della vittima con il luminol abbiamo rilevato macchie di sangue».

  • I luoghi del delitto Bettoni: la casa e la cava di Ghedi
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Operaio, ex giocatore di rugby, «un carattere non facile» secondo chi lo conosce, Lamberto Lombrici, alla fine ha confessato il delitto. «Per lui è stato come liberarsi di un peso» hanno spiegato gli inquirenti. L’abitazione teatro del delitto è sotto sequestro così come l’auto usata per trasportare il cadavere. Non si trova invece l’arma del delitto, il coltello da cucina che l’omicida avrebbe gettato in un cassonetto dell’immondizia.

 

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