Tutela delle opere d'arte, Carabinieri «a caccia» fra i mercatini e il deep web

Per tutelare una delle principali ricchezze dell’Italia, il suo patrimonio culturale, possono utilizzare qualsiasi tecnica investigativa e, grazie ad una recente novità normativa, anche quelle che erano riservate a particolari categorie di reati come le intercettazioni telefoniche o anche l’uso di militari sotto copertura infiltrati nelle organizzazioni criminali.
Ieri e oggi i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza, competenti per tutta la Lombardia e quindi anche per Brescia, hanno tenuto uno stand informativo al museo di Santa Giulia incontrando decine di turisti in visita alla città.
Ad accoglierli anche il maggiore Claudio Sanzò, comandante del nucleo da quasi due anni e prima alla guida della Compagnia di Alessandria e dell’Antidroga a Roma. «Siamo prima di tutto investigatori e operiamo in costante contatto con i colleghi della territoriale e ci appoggiamo alla Soprintendenza per le valutazioni di loro competenza».
Il fenomeno
In questo mondo si incontra di tutto: l’ufficiale spiega che «ci sono collezionisti che non si fermano davanti a niente e che ingaggiano ladri per ottenere quello che vogliono e bande che entrano nelle case e nelle chiese e non sanno quello che portano via».
Obiettivi sensibili
In questo ambito per i Carabinieri «gli obiettivi più a rischio sono le chiese, specialmente in provincia. Per questo abbiamo attivato, insieme alla Cei, una serie di attività di sensibilizzazione dei parroci rispetto alla gestione del patrimonio. Mentre con i musei e le collezioni private abbiamo delle consulenze diverse, per valutare insieme i livelli di rischio e di sicurezza».
Impegno comune
Per il maggiore Sanzò però «la tutela del patrimonio culturale è una questione che riguarda tutti. Comprare un pezzo di cui non è certa la provenienza oppure restaurare o incorniciare un quadro senza i necessari controlli o anche solo non segnalare che da una chiesa manca un candelabro oppure una statua è un comportamento scorretto» e che nei casi più gravi può portare a conseguenze anche gravi. Le opere considerate patrimonio culturale, definite tali dal Ministero con specifici criteri, quando vengono rubate sono inserite in una speciale banca dati «la nostra è la più estesa e curata del mondo» spiega ancora il maggiore «ogni giorno sistemi automatici e militari specializzati verificano che opere che appaiono sui social, nelle mostre o nelle collezioni non siano parte di quel dettagliato elenco». Purtroppo «l’arte è stata usata anche per il riciclaggio del denaro, per questo abbiamo contatti in tutto il mondo» conclude.
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